Un appello a tutti i parlamentari della circoscrizione elettorale di Latina per bloccare subito in Senato la norma ritenuta potenzialmente lesiva delle professioni. E’ l’invito che rivolge il Consigliere della Camera di Commercio Frosinone Latina con delega alle libere professioni, Efrem Romagnoli, già presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti della provincia di Latina, secondo il quale un Parlamento ormai sciolto – seppure in prorogatio su alcune materie – non può decidere il futuro di nessuno, tantomeno con deleghe praticamente in bianco”.
Romagnoli spiega la sua decisa presa di posizione e lancia l’appello ai parlamentari: “E’ notizia di queste ore che, nella Legge Annuale per il Mercato e la Concorrenza proposta dal Governo Draghi – che è già passata alla Camera (con 345 voti favorevoli e 41 contrari) e che si appresta ad andare in Senato – è stato aggiunto l’art.26 comma 2 lettera n), con il quale testualmente viene attribuita delega al Governo per promuovere lo sviluppo e la concorrenza nell’esercizio della libera professione, mediante le opportune semplificazioni di carattere procedimentale e amministrativo.
Questa impostazione, sempre di derivazione Europea, è ulteriormente allarmante perché introduce un criterio di delega indefinito e indeterminato, in quanto la legge indica solo l’obiettivo, e cioè che i liberi professionisti siano in concorrenza tra loro.
In realtà, da sempre, i professionisti sono tra loro in competizione, ma in un quadro di rispetto e solidarietà, non con gli estremismi del mercato, della pubblicità aggressiva, dei ribassi di prezzi finalizzati ad eliminare dal mercato i concorrenti.
Nulla viene detto circa quali siano le professioni interessate, le modalità mediante le quali possano essere realizzate attività concorrenziali di offerta o proposta della prestazione professionale, e i limiti o riserve – anche di legittimità e legalità – di siffatta attività “promozionale – afferma Romagnoli – Quindi il Governo, quale legislatore delegato, potrà agire con semplificazioni, procedimentali e amministrative riguardanti l’esercizio della professione.
Ora che potrebbe succedere? Che fine faranno le regole che disciplinano i rapporti tra colleghi e clienti dei vari Ordini professionali? E i minimi tariffari, come verranno garantiti in una logica di concorrenza? E anche le tariffe per le prestazioni in ambito giudiziario saranno frutto di una gara al ribasso tra i professionisti in odore di nomina? Come si garantiranno le prestazioni con il minor gettito derivante da onorari ribassati? Questi solo alcuni dei punti critici.
Il quadro è decisamente allarmante – continua il consigliere della Camera di Commercio – in quanto proseguire nell’applicazione alle professioni di caratteri tipici dell’impresa significa progressivamente eliminare le peculiarità del professionista per andare ad inquadrarlo in una dipendenza dalle grandi aziende, in prosecuzione del processo, non a caso, iniziato anni fa, quando il Governo consentì le società tra professionisti, così permettendo al capitale di insinuarsi nelle prestazioni intellettuali.
E pensare che da sempre, il termine “libero professionista” ha individuato qualcuno che potesse dare un contributo di idee sulla base di conoscenze specifiche e tendenzialmente senza condizionamenti. Ma oggi anche questo è un male.
D’altronde, in un’economia globalizzata, senza protezioni, in cui l’unico discrimine è il prezzo, peraltro determinato solo dalle multinazionali, e in cui la produzione ormai è sfruttamento sistematico di risorse e lavoratori nelle varie zone del mondo, appare evidente che in una logica di omologazione del pensiero è opportuno eliminare le “pericolose” libere professioni”, conclude Romagnoli.