‘Lords of chaos’, il saggio estremo sulla storia insanguinata del black metal è un vero cult

La recensione del libro datato 1998, realizzato dal giornalista statunitense Michael Moynihan e dallo scrittore norvegese Didrik Søderlind

Era il 6 giugno 1992 quando la stavkirke di Fantoft, sulle coste occidentali della Norvegia, nei pressi di Bergen, prese misteriosamente fuoco. Fantoft sarà solo una delle tante chiese del Paese che verranno ridotte in cenere in quei funesti mesi del 1992. A distanza di poco meno di un anno dal famoso rogo, il 10 agosto 1993, Oystein Aarseth – meglio conosciuto come Euronymous, leader della formazione black metal di culto Mayhem – venne trovato morto nella tromba delle scale del palazzo in cui viveva a Oslo, il cadavere massacrato, straziato da numerose coltellate. Cosa stava succedendo alla tollerante e opulenta società norvegese? Quale volto aveva la furia che si stava abbattendo sui simboli della tradizione cristiana, aggiungendo al lascito di detriti e rovine una serie inspiegabile di delitti e violenza?

‘Lords of Chaos: la storia insanguinata del metal satanico’ (titolo originale ‘Lords of Chaos: The Bloody Rise of the Satanic Metal Underground’) è un libro datato 1998 e realizzato a quattro mani dal giornalista statunitense Michael Moynihan e dallo scrittore norvegese Didrik Søderlind. Si tratta di un saggio sulla scena black metal norvegese, con particolare attenzione riservata agli atti criminosi commessi dai membri della stessa, come i roghi di chiese, la dissacrazione di cimiteri, i suicidi e gli omicidi avvenuti in Norvegia nei primi anni novanta. Dal libro è stato tratto il film ‘Lords of Chaos’, diretto da Jonas Åkerlund e distribuito nel 2018. In Italia il libro è stato pubblicato nel 2011 dall’intraprendente casa editrice Tsunami edizioni, con una seconda edizione nel 2015.

Temi trattati

I primi capitoli descrivono le radici e i gruppi antesignani ispiratori del genere, citando Black Sabbath, Coven, Black Widow e band proto-black metal quali Bathory, Mercyful Fate, Celtic Frost, Sarcófago, Hellhammer e Venom, fino ad arrivare alla prima band black metal norvegese, i Mayhem. Il volume passa quindi a scandagliare il suicidio del cantante dei Mayhem Per Yngve “Dead” Ohlin, avvenuto nell’aprile 1991, e la formazione di una frangia criminale “radicalizzata” della scena black metal detta “Inner Circle” e guidata dal chitarrista dei Mayhem Øystein “Euronymous” Aarseth, con sede nel suo piccolo negozio di dischi a Oslo, l’Helvete (“Inferno” in norvegese). Particolare attenzione è dedicata agli omicidi di matrice satanica: il 21 agosto 1992, Bård “Faust” Eithun batterista della band Emperor uccise un omosessuale che lo aveva adescato in un parco di Lillehammer; il 10 agosto 1993, Aarseth fu ucciso da Burzum Varg “Count Grishnackh” Vikernes, che fu condannato a 21 anni di carcere. Nel tomo si seguono anche altri delitti simili e c’è spazio per alcune interviste ‘storiche’ nell’ambito black metal: come quella ad Anton LaVey, fondatore della Chiesa di Satana, a Tomas “Samoth” Haugen degli Emperor, e a Dani Filth dei Cradle of Filth. Quest’ultimo afferma di essere a conoscenza dell’esistenza di una “Gestapo satanica”, quando racconta l’episodio che lo vide protagonista sul palco durante un concerto in Germania, dove fu aggredito con un coltello da uno spettatore.

Non un libro sulla musica

Pur trattando con dovizia l’ambiente gravitante attorno ad un certo tipo di musica, l’opera non affronta la quaestio musicale: si tratta piuttosto di un esempio di giornalismo d’inchiesta, che ha come obiettivo la storicizzazione di quel particolare periodo, con un approccio dal taglio sociologico, una vera e propria indagine condotta sul campo. Partiamo dall’assunto che il black metal rappresenta un estremismo, sia dal punto di vista musicale che da quello tematico-concettuale: è contraddistinto da strutture minimaliste e da un suono estremamente distorto e violento, volto a creare sensazioni sinistre, il cantato è in scream. Alcuni dei temi privilegiati dagli artisti riguardano il nichilismo, la misantropia, la morte e il suo mistero, la celebrazione di miti e tradizioni nordiche, la natura e il nazionalismo, il paganesimo, il satanismo, l’anticristianesimo, il disagio mentale, l’esoterismo.

Da ciò ne deriva una forte teatralità, una vera e propria estetica del musicista black: pseudonimi, uso del 
face-painting (a ricreare fattezze demoniache), utilizzo scenico di armi, trovate gore (come il lanciare teste di maiale sul pubblico, o reali atti di autolesionismo). Per il suo forte carattere anti-sociale non è mai stato, neanche nel suo periodo commercialmente più florido, assorbito e canonizzato dal mainstream. Negli anni ’90, in Norvegia, le band in questione non si limitavano a suonare e a teatralizzare: anzi, per alcune la musica diventava secondaria, mentre erano impegnate a concretizzare le idee in cui credevano. Pertanto, ‘Lords of Chaos’, dedica spazio a questi elementi di cronaca: furono bruciate centinaia di chiese, furono profanate una moltitudine di tombe, furono attuate strategie terroristiche, quegli anni si dipinsero del sangue di assassinii e sucidi. Per questo, il contenuto del volume, da qualcuno è stato giudicato ‘pericoloso’. Io, più che altro, lo definirei crudo, ma non poteva essere altrimenti: si racconta la malvagità, si maneggia materiale che definire scottante equivarrebbe ad utilizzare un semplicistico eufemismo.

Eventi clamorosi e testimonianze dirette

La narrazione risulta scorrevole, sebbene non troppo immediata, e comunque riesce a catturare l’attenzione del lettore in poche righe, riesce a tenerlo incollato, come vittima di un sinistro sortilegio, su argomenti molto forti ed efferati. Gran parte delle quattrocento pagine di “Lords Of Chaos” è ovviamente dedicata ai clamorosi avvenimenti che hanno funestato all’epoca un Paese rigoglioso come la Norvegia. Moynihan e Søderlind cercano di fornire un’analisi del proliferare di quel fenomeno. Fra i passaggi meglio riusciti del volume, infatti, va rimarcato senz’altro quello in cui gli autori forniscono una lucida disamina della situazione pre-Black Metal nella nazione, spiegando perché proprio dalle parti di Oslo e Bergen abbiano potuto attecchire talune idee.

Gli unici momenti noiosi del libro si incontrano verso la metà quando la narrazione cala di tensione in passaggi spesso banali dove ci vengono sciorinate una serie di concezioni a sfondo religioso, a volte delirante di alcuni personaggi come lo stesso Vikernes, con le sue teorie nazionalistiche-odinistiche. Si riparte presto, però, con il capitolo Il risveglio atavico – metafisica del Black Metal pagano che indaga ulteriormente su come mai sia nato il fenomeno Black Metal proprio all’interno di una nazione con il più alto tenore di vita al mondo. Le pagine finali fanno impennare il livello con sostanziose interviste dove gli interlocutori si aprono senza censure.

Un fattore che emerge chiaramente è che se da una parte, gli attentati, dal punto di vista logistico erano più improvvisati che pianificati, da quello dell’ideologia, invece, la strutturazione era quasi rigorosa: tutti erano concordi nel voler annientare il cristianesimo in Norvegia. Bisogna anche sottolineare che gli autori, astenendosi da valutazioni di ordine morale, hanno attirato più di qualche critica e scatenato diverse polemiche. Non solo di Norvegia, però, si nutre Lords Of Chaos: ampi e agghiaccianti spazi – vedasi capitolo Furor Teutonicus, riguardante la Germania – vengono dedicati ad altre nazioni successivamente coinvolte dal fenomeno Black Metal, Italia esclusa.

Un volume che non può mancare nella libreria di un metallaro doc

Erik Lancelot, batterista degli Ulver (band sperimentale norvegese) dal 1994 al 1998, afferma in un passo: “La tematica degli Ulver è sempre stata l’esplorazione dei lati oscuri del folclore norvegese […] il lato oscuro del nostro folclore ha dunque una prospettiva diversa dal satanismo tradizionale, che utilizza il simbolismo cosmico derivato dalla mitologia ebraica; ma l’essenza resta la stessa: i “demoni” rappresentano le forze violente e spietate, temute e ripudiate dagli uomini comuni, ma senza le quali il mondo perderebbe l’impeto che è la base fondamentale dell’evoluzione. […] Crediamo che la fonte metafisica alla base della vita sia essenzialmente ciò che le religioni della “luce bianca” hanno etichettato come “malvagio”, perché è ferocemente ed energicamente vitale, non addomesticato da alcuna restrizione, in modo da evitare che la moralità imposta dalla “ragione” o “cultura” possa dominare lo sviluppo della forza”.

La mole di ricerche compiute, tutto il materiale raccolto e la capacità degli scrittori di incastrare perfettamente il frutto del loro lavoro in maniera chiara, ben strutturata ed esauriente fanno di quest’opera una delle più interessanti in ambito heavy metal. Un libro che non è semplice cronologia di un genere musicale ma, anche e soprattutto, una profonda e accurata indagine sulle radici, le origini di quella brutalità che marchiò a fuoco le cronache scandinave dei primi anni 90. Un reportage che è anche riflessione sociologica e antropologica sulla spinosa questione del satanismo: il principio e la fine che da sempre caratterizzano il black metal, la sua essenza primigenia e fondante. Lords Of Chaos è senza dubbio un lavoro radicale ma allo stesso tempo molto equilibrato nell’impostazione e non può assolutamente mancare nella libreria di chi vuole approfondire anche gli aspetti storici di una delle frange più estreme di questo genere musicale.

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