In una nota fatta recapitare in redazione, il senatore di Fratelli d’Italia Nicola Calandrini prende un netta e severa posizione contro l’ormai ex sindaco di Latina, Damiano Coletta, in merito alla petizione firmata dallo stesso Coletta per chiedere al presidente del consiglio Draghi di rimanere al proprio posto: “Si tratta di un abuso gravissimo della sua posizione – dice Calandrini – visto che Coletta è decaduto l’8 luglio a seguito di una sentenza del TAR che ha annullato la proclamazione degli eletti nel Comune di Latina per irregolarità durante le elezioni amministrative, in 22 sezioni su 116. Inoltre, da lunedì 11 luglio a Latina le funzioni di sindaco sono state assunte dal Commissario Prefettizio Carmine Valente.
Cosa ci fa, dunque, la firma di Damiano Coletta come sindaco di Latina sulla petizione a sostegno di Mario Draghi? Questo conferma la posizione già espressa ieri da Giorgia Meloni: i primi cittadini (anche ex primi cittadini, a questo punto), stanno abusando del loro ruolo istituzionale e si stanno atteggiando a segretari di partito.
Il caso di Latina è ancora più grave dal momento che Coletta il ruolo di sindaco non lo ricopre più da 10 giorni e non è autorizzato in alcun modo a rappresentare la città, a maggior ragione in un contesto nazionale e così delicato come una crisi di governo.
Coletta faccia chiarezza e spieghi come ci è finita la sua firma in quell’elenco e si scusi con la città per questo abuso non richiesto, non dovuto, scorrettissimo, che indica oltretutto disprezzo per la magistratura che lo ha dichiarato decaduto. È un gesto talmente grave il suo, che se anche fosse riabilitato dal Consiglio di Stato dovrebbe portarlo a rassegnare volontariamente le dimissioni per manifesta inadeguatezza, paventata superiorità e sprezzo di qualunque regola di rappresentanza istituzionale e di buon senso.
E un po’ di chiarezza dovrebbero farla anche i promotori dell’iniziativa, Nardella, Decaro e i loro colleghi, perché a questo punto temiamo che quell’elenco sia gonfiato al solo scopo di esercitare una pressione non richiesta sul Presidente del Consiglio dimissionario, fingendo di dargli un sostegno a questo punto palesemente artificioso”.