Fondazione Latina 2032, Ciolfi: “Grave atteggiamento della maggioranza, opposizioni escluse”

Il M5S e le altre forze di opposizione, tra le altre, avevano presentato osservazioni tese a garantire pluralismo

«È grave quanto avvenuto in Commissione Servizi Sociali e Affari Istituzionali, convocata in urgenza solo 24 ore prima, con un ordine del giorno che di urgente aveva ben poco».

Così Maria Grazia Ciolfi, capogruppo M5S in Comune, commenta la seduta del 29 aprile. «In agenda c’era l’approvazione dell’atto costitutivo e dello statuto della Fondazione Latina 2032 e la scelta dell’immobile da destinare alla stessa. Non è dato sapere quale fosse l’urgenza e il Presidente Catani non ha saputo spiegarlo e non convincendo anche qualche consigliere di maggioranza. Forse l’urgenza era quella di evitare la partecipazione democratica su un tema di tale rilevanza.  La proposta di statuto era sempre stata discussa in Conferenza dei Capigruppo, metodo che garantiva la presenza di tutte le forze politiche, già in attesa della convocazione della Conferenza Capigruppo che portasse la sintesi delle diverse posizioni. È arrivata, invece, prima la votazione in urgenza direttamente in commissione dove, per esempio il M5S non è rappresentato. Prendo atto – continua – della assunzione di responsabilità del Presidente Catani per il mancato invito a tutti i Capogruppo, ma ciò che emerge è il tentativo di adottare modalità non condivise, più celeri, ignorando il ruolo delle opposizioni e minando la trasparenza».

«Nel mio intervento in commissione, ho voluto stigmatizzare con forza questa grave e reiterata modalità di azione della maggioranza Celentano, del tutto priva di rispetto istituzionale. Le osservazioni del M5S erano state inviate il 24 febbraio, da allora nessun segnale concreto di condivisione era arrivato dalla maggioranza fino alla commissione di ieri, in cui lo statuto è stato approvato senza accogliere nessuna delle proposte di modifica dell’opposizione. La toppa, come di consueto peggiore del buco, è arrivata solo dopo aver sollevato il problema: il Presidente Tiero ha convocato la Conferenza Capigruppo sull’argomento per venerdì prossimo. Intanto la delibera (e quindi lo statuto) è stata approvata, sottolineo, senza il voto del M5S».

Il M5S e le altre forze di opposizione, tra le altre, avevano presentato osservazioni tese a garantire pluralismo e a tutelare l’interesse pubblico, tutte ignorate dalla delibera approvata. «In particolare – afferma Ciolfi – il M5S aveva chiesto l’inserimento della clausola di neutralità politica per impegnare la Fondazione ad agire in piena indipendenza dalle forze politiche al fine di evitare forme di propaganda e sostegno indiretto fuori luogo».

«Le altre osservazioni proposte dal Movimento – continua – attenevano alla possibilità di modificare lo statuto con regole certe circa proponenti, quorum e modalità deliberative, al Collegio dei Revisori che fosse composto esclusivamente da professionisti iscritti all’apposito registro nazionale e all’iscrizione della Fondazione al RUNTS per garantirne l’adeguamento al Codice del Terzo Settore e la pubblicazione obbligatoria dei bilanci».

In un contesto democratico, la voce delle opposizioni dovrebbe essere ascoltata con ancora maggiore attenzione, ma a Latina la maggioranza applica la condivisione solo quando è funzionale al proprio interesse. La proposta di legge sul Centenario era partita all’insegna del dialogo, condivisa da tutte le forze politiche in Commissione Cultura in Parlamento, con contributi determinanti da parte del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico, resi attraverso emendamenti proposti su impulso dei territori. Emendamenti approvati all’unanimità, consentendo un iter legislativo rapido e privo di ostacoli.

Eppure, subito dopo l’approvazione della legge, quello spirito di condivisione si è completamente arenato. La maggioranza si è riappropriata rapidamente del processo in maniera unilaterale, pretendendo di gestirne in autonomia statuto, fondazione e strategie, eludendo il confronto e i presupposti di dialogo.

Legge e Fondazione rischiano così di diventare strumenti politici anziché occasioni di crescita per la città – conclude Ciolfi».

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