Vittime di violenza basata sulla religione: nel 2022 sono 1.301

Oggi è la giornata della commemorazione delle vittime di violenza basata sulla religione. I più perseguitati i musulmani, poi i cristiani

“Sono oltre 340 milioni i cristiani perseguitati nel mondo“, riporta Porta Aperte onlus, mentre l’European Union Agency for Fundamental Rights (Fra) segnala il “crescente antisemitismo e la diffusione dell’islamofobia attraverso i discorsi di odio che causano frequenti atti di violenza contro persone del tutto indifese, colpevoli solo di appartenere a una comunità religiosa etichettata”. Sono i numeri che riporta il Centro Studi Lirec in occasione della giornata odierna in cui ricorre la commemorazione delle vittime di atti di violenza basata sulla religione o il credo, istituita dall’Assemblea generale dell’Onu.

“Anche quest’anno purtroppo il bilancio delle vittime è alto, milioni di fedeli vengono discriminati, perseguitati, imprigionati, torturati e perfino assassinati per la loro fede in tutto il mondo“, ricorda l’organizzazione che da anni promuove ricerca e studi sulla libertà di fede. “Il rapporto più completo e accurato sulle vittime di violenza motivata religiosamente è quello pubblicato dall’Uscirf (The United States Commission on International Religious Freedom). Nell’ultimo, relativo al 2022, è indicato il numero di vittime di cui si ha notizia certa, i responsabili della violenza e le motivazioni addotte dalle autorità statali o da singoli perpetratori, per giustificare la violenza. Negli ultimi sette mesi sono state segnalate 1.301 vittime provenienti da 21 differenti Paesi. Più di mille vittime – continua il Centro studi Lirec – rimangono ancora in carcere o comunque private della loro libertà dallo Stato e alcune sono morte mentre si trovavano in carcere”.

LE RELIGIONI PIÙ PERSEGUITATE

“Uno dei fenomeni più gravi lo ha segnalato Genocide Watch, qualche mese fa, in India – prosegue il Lirec nel comunicato – dopo un raduno delle organizzazioni religiose vicine alla destra hindu, che inneggiavano al genocidio dei musulmani e anni di crescente violenza e discriminazione contro la più grande minoranza religiosa del Paese”. “I governi che mettono in atto la violenza in modo più grave sono: la Cina, seguita da Russia, Iran, Uzbekistan, Pakistan, Vietnam ed Eritrea. Gli altri Paesi sono responsabili di meno dell’1% delle vittime presenti nel database dell’Uscirf.

Le vittime sono fedeli di diverse religioni: oltre il 40% sono musulmani di diverse estrazioni e tradizioni, seguono i cristiani, che rappresentano il secondo gruppo per numero di vittime. Il terzo gruppo sono i praticanti di Falun Gong, molti dei quali buddhisti, e, infine, i Bahai.

LE ACCUSE PIÙ FREQUENTI

Per quanto riguarda le accuse formulate dalle autorità o le motivazioni della violenza perpetrata da singoli individui, l’Uscirf segnala che la maggior parte delle vittime viene arrestata per difendere la sicurezza nazionale. In questo caso le accuse sono di terrorismo, estremismo, separatismo, sovversione, affiliazione a un gruppo bandito o a una setta. Il secondo motivo addotto per la carcerazione e le violenze è l’apostasia, la blasfemia e i discorsi di odio. A queste, che sono le accuse più frequenti, seguono quelle di provocare il disordine pubblico, il rifiuto del servizio militare e altre.

Una parte molto interessante e significativa del rapporto fa presente che un terzo delle vittime incarcerate, torturate o bandite, in realtà, non viene accusato di nessun reato, ma rimane ugualmente in carcere, scompare o viene forzato ad abbandonare la sua fede”.

LA SITUAZIONE IN EUROPA

Anche l’Europa conta le sue ombre: “Episodi di violenza contro queste comunità si sono verificati in diverse nazioni europee, tra cui l’Italia, mentre in Francia l’Uscirf cita la discutibile e pericolosa legge sul separatismo, che rischia di etichettare intere comunità, prevalentemente musulmane, perché violerebbero la laicità dello Stato. In Francia, inoltre, sono stati segnalati, solo nel 2021, 857 atti di violenza contro i cristiani, molti dei quali consistono nel danneggiare e bruciare chiese e Bibbie. Altri attacchi vandalici si sono verificati in tutto il continente: Francia, Germania, Italia, e Svizzera”.

“Uno degli obiettivi del nostro Centro Studi – scrive la direttrice e psicologa delle religioni Raffaella di Marzio – è quello di dare voce a queste vittime, attraverso le nostre attività culturali e di informazione. Da quando abbiamo iniziato le nostre attività, abbiamo richiamato l’attenzione sulle discriminazioni e le diffamazioni mediatiche a danno dei Testimoni di Geova (Tdg), della Chiesa dell’Unificazione, dell’Istituto Buddista Soka Gakkai, dell’Ebraismo progressivo, della Comunità Ramtha, dei praticanti yoga, e abbiamo denunciato le continue violenze contro gli Ahmadi in Pakistan, quelle contro le donne indù e cristiane in Pakistan, le deprogrammazioni in Corea del Sud di cui sono vittime molte fedeli della Chiesa di Shincheonj, la feroce persecuzione dei fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente in Cina, la violazione dei diritti delle donne, trasversale in molte denominazioni religiose, e molto altro”.

Di Marzio prosegue: “Non abbiamo inoltre trascurato di interpellare le istituzioni italiane in merito alla situazione di molte minoranze che non riescono ad ottenere un’intesa con lo Stato Italiano, in violazione delle Linee Guida FoRB, emanate nel 2013 dall’Ue, e delle Linee guida dell’Osce su Libertà di religione e sicurezza, pubblicate nel 2019, senza contare le numerose violazioni dei diritto internazionale in materia di libertà religiosa legate anche alla posizione privilegiata della confessione religiosa maggioritaria, la Chiesa cattolica“.

“Vigiliamo costantemente – afferma la direttrice del Centro studi – perché non cada il silenzio sulle violazioni dei diritti e delle vite di tutte le vittime e cerchiamo, con il nostro impegno, di prevenire la violenza promuovendo la conoscenza e il rispetto per tutti gli esseri umani senza alcuna distinzione. La violenza contro fedeli di tutte le religioni non è dovuta solo all’azione degli Stati ma anche all’attività diffamatoria dei media che istigano alla violenza e purtroppo è dovuta anche all’azione delle istituzioni religiose di maggioranza che si alleano con lo Stato per perseguitare le minoranze. L’esempio più lampante è quello della Chiesa ortodossa in Russia che appoggia in pieno l’azione dello Stato contro i Testimoni di Geova. Ma non è il solo esempio che si potrebbe fare”.

Fonte www.dire.it (Agenzia di Stampa Nazionale)

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Simone Di Giulio
Simone Di Giulio
Direttore Responsabile Simone Di Giulio inizia a scrivere nel 2003 e nel 2006 entra nell’albo dei Pubblicisti dell’Ordine dei Giornalisti. Vanta diverse esperienze come redattore e corrispondente in alcuni quotidiani della provincia di Latina, come “Il Territorio” e “Il Tempo”. È stato direttore della rivista “Utopia Magazine”, del quotidiano online “Mondoreale” e caporedattore de “I Lepini”. Ha collaborato con alcune riviste e con enti pubblici ed ha partecipato come docente a corsi sulla comunicazione.

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