Il romanzo di Gian Luca Campagna diventa uno spettacolo teatrale al Ponchielli

Latina - Venerdì 11 novembre alle 21 si terrà la pièce teatrale ‘Il profumo dell’ultimo tango’, tratta dal romanzo omonimo

Venerdì 11 novembre alle 21.00 al Teatro Ponchielli di Latina si terrà la pièce teatrale ‘Il profumo dell’ultimo tango’, tratta dal romanzo omonimo di Gian Luca Campagna. Uno spettacolo in 4 atti, che unisce musica, teatro, reading e letteratura, per la regia di Simona Serino e portato in scena dalla compagnia Palco 19. Lo spettacolo sintetizza alcuni momenti principali del romanzo ambientato durante la feroce dittatura militare argentina degli anni ’70 fino ai giorni nostri, con protagonista l’anarcodetective italoargentino José Cavalcanti, nichilista e politicamente scorretto, chiamato a indagare in una tentacolare Buenos Aires su un caso nuovo ma che affonda le sue radici a 40 anni prima, tra giustizia, vendetta, perdono nell’eterna lotta tra Bene e Male, cercando di far affiorare storie dimenticate, con la memoria e la testimonianza utilizzata come antidoto all’indifferenza e all’oblio, unita alla ricerca dell’identità e ai diritti umani calpestati. Il cast degli attori è composto da Lorenzo Scalia (nel ruolo di José Cavalcanti), Simona Serino, Francesca Castaldi, Martina Dora Sanguigni, Giorgio Bastonini, Giorgio Bròcani e lo stesso Gian Luca Campagna in un cameo, per la regia di Simona Serino.

Perché un romanzo, poi una pièce, ambientato in Argentina?

“Perché la memoria resta il vero antidoto contro l’indifferenza. Non c’è solo l’Olocausto o le foibe, appartengono alle tragedie della Storia anche momenti all’apparenza fonte di gioia come i Mondiali di calcio del 1978 in Argentina, quella gioia contagiosa in realtà nascondeva l’orrore delle torture da parte del governo argentino e i voli della morte (30mila sono i desaparecidos). Ero un bambino ma mi alzavo di notte per vedere le partite degli azzurri di Bearzot, poi a distanza di anni hai la percezione che il grande inganno ordito a forma di pallone si è tramutato in tragica realtà: le Ford Falcon che ringhiano sull’asfalto, l’arroganza delle patotas, i bambini sottratti alle famiglie, le torture imposte dal governo, i desaparecidos, i girotondi strazianti delle Madres attorno all’Obelisco di plaza de Mayo, i voli della morte… sono diventati nel tempo dei frammenti che si sono accavallati fino a creare un film completo. Tu credi che tutto appartenga al passato, invece no. Perché quando i conflitti sono irrisolti sono sempre attuali, li covi dentro. Si muovono dentro finché, almeno nella fiction, cerchi la pace. È anche un modo per chiedere scusa a chi ha sofferto quando invece inconsapevolmente dall’altra parte del mondo si partecipava a una gioia effimera perché si immaginava, a torto, che fosse la festa di tutti” dice l’autore Gian Luca Campagna. “Qualcuno mi fa notare la durezza e la disillusione del protagonista, ma solo un antieroe, orfano di ogni grammatica dei sentimenti, può riuscire dove la Storia fallisce. José Cavalcanti rappresenta alla fine la parte nascosta di ognuno di noi, volitiva e spregiudicata, tendente al Bene, che si batte per gli altri ma non per sé, divorato da un senso d’inquietudine che non lo lascia respirare e che quindi lo costringe a non fermarsi mai. José Cavalcanti per me rappresenta quello che tutti noi vorremo essere nella società contemporanea: noi stessi, senza filtri, mossi dalla ricerca della verità, genuflessi alla maieutica, intesa come aristotelica, prima dentro se stessi e poi all’esterno per risolvere criticità o almeno attenuarle. Cavalcanti è un disilluso e un nichilista ma è uno che crede nel miglioramento della società ma non di se stesso, quasi come se fosse uno strumento di essa, una sorta di spazzino”.

La trama

Buenos Aires, giugno 1978. In nome dell’orrore l‘Argentina della junta militar si prepara al trionfo dei Mondiali di calcio, gli oppositori vengono prelevati dalle case e fatti sparire nel nulla. Sono i desaparecidos. Buenos Aires, giugno 2018, scompaiono altri ragazzi. José Cavalcanti, investigatore privato che trasforma nell’ora di pranzo il suo pied-à-terre in un’alcova per gourmet, è ingaggiato da una sua ex fiamma per ritrovare il figlio adolescente desaparecido. Nella cornice di notti etiliche, ritmate da tanghi malinconici, tra ufficiali in pensione, spie sempre in azione, magistrati politicizzati, prostitute sotto mentite spoglie, dottori della morte pentiti, operai senza futuro, immigrati italiani nostalgici, Cavalcanti scoprirà che i ragazzini scomparsi sono parenti dei sostenitori della junta militar. Ma chi li ha rapiti e perché? Qual è la sorte che li attende? In sella al suo sidecar Ural, con l’aiuto-chef Cholo e i due dogo Clan & Destino, Cavalcanti scoprirà una verità tragica e amara… Giustizia, vendetta e perdono danzano su un filo sottile che rischia di spezzarsi a ogni alito d’azione.

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