Farfetch, il noto e-commerce del lusso operava illegalmente in Italia

La multinazionale britannica quotata in borsa è attiva nel settore delle vendite online di beni di moda, lusso e design

Farfetch, il noto e-commerce del lusso operava illegalmente in Italia dal 2011: ora sta sanando la sua posizione con il Fisco dopo l’indagine della Guardia di finanza di Bologna. La multinazionale britannica quotata in borsa attiva nel settore delle vendite online di beni di moda, lusso e design, che vende in rete i prodotti di oltre 700 boutique e marchi di tutto il mondo, ha deciso di regolarizzare la sua posizione con il fisco italiano dopo la conclusione dell’operazione “Marketplace” condotta dalla Guardia di Finanza di Bologna coordinata dalla Procura felsinea.

OPERAVA IN ITALIA DAL 2011, MA IN MODO TOTALMENTE OCCULTO

Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno infatti accertato “l’esistenza, l’operatività e la stabile organizzazione” della società che avrebbe operato in Italia (dove ha un portafoglio di oltre 200 partner affiliati) sin dal 2011. Questo però “in maniera assolutamente occulta” e cioè “senza mai formalizzare la propria presenza, assumere formalmente personale dipendente e avviare uffici o negozi“, ma “sfruttando le boutique affiliate che, assumendosi ogni rischio, hanno messo a disposizione spazi fisici per lo stoccaggio di merce da vendere sulla piattaforma”.

INCASSAVA IL 30% DEL VENDUTO SENZA VERSARE TASSE

Il marketplace (assimilabile a una vetrina virtuale) così costituito, avrebbe incassato ingenti provvigioni dai partner italiani calcolate in media sul 30% del venduto, il cui imponibile è stato di fatto evaso. Di fronte alle prove raccolte dai finanzieri, che hanno individuato la “sede” italiana della multinazionale nell’abitazione di un soggetto a disposizione dell’impresa estera, Farfetch ha già versato all’erario, in un’unica soluzione, circa 12 milioni per definire ogni pendenza con il fisco relativamente agli anni dal 2015 al 2019.

UNA VOLTA SANATI I DEBITI COL FISCO, SARÀ CREATA UNA NUOVA SOCIETÀ

Nello stesso tempo si è impegnata- attraverso la costituzione di una nuova società di diritto italiano- a versare le imposte, anche future, dovute sulle provvigioni maturate sul territorio a far data dal primo gennaio 2020. Particolarmente complesse le indagini svolte in cui sono stati passati al setaccio oltre 400 gigabyte di dati, tra cui 21.000 mail, 20.000 conversazioni via chat, 800.000 immagini, e 22.000 file di testo. Con la cooperazione internazionale e gli strumenti investigativi messi in campo, “è stato possibile accertare che un team composto da agenti italiani (dipendenti della società inglese) aveva svolto attività determinanti per la gestione delle relazioni economico-commerciali, la negoziazione, la trattativa e la stipula di contratti con centinaia di boutique nazionali”.

PRIMO CASO IN ITALIA

La Guardia di Finanza bolognese sottolinea infine come “è il primo caso, in Italia, di accertata esistenza di una stabile organizzazione occulta di una società estera operante nel settore dell’e-commerce”

Fonte Agenzia DIRE www.dire.it

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Simone Di Giulio
Simone Di Giulio
Simone Di Giulio inizia a scrivere nel 2003 e nel 2006 entra nell’albo dei Pubblicisti dell’Ordine dei Giornalisti. Vanta diverse esperienze come redattore e corrispondente in alcuni quotidiani della provincia di Latina, come “Il Territorio” e “Il Tempo”. È stato direttore della rivista “Utopia Magazine”, del quotidiano online “Mondoreale” e caporedattore de “I Lepini”. Ha collaborato con alcune riviste e con enti pubblici ed ha partecipato come docente a corsi sulla comunicazione.

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