“Daspo urbano ai senza fissa dimora: misura con intenti repressivi e non risolutivi”, la linea di Ciolfi

"L’amministrazione crede di risolvere il problema degli homeless con un atto grave che condanna chi è in difficoltà"

«Dopo la rimozione delle panchine in via Don Morosini, l’amministrazione di centrodestra pensa di poter risolvere il problema dei senza fissa dimora proponendo il daspo urbano». Lo denuncia il capogruppo del M5S, Maria Grazia Ciolfi, a margine della commissione Pianificazione di questa mattina.

Il fatto è emerso dall’esame delle modifiche apportate al Regolamento di Polizia Urbana e contenute in una proposta di delibera da mettere ai voti. «Una delibera – sottolinea la consigliera – che ancora una volta arriva in commissione già confezionata, addirittura con previsione di voto unanime favorevole, senza la possibilità di un approfondimento da parte dei commissari, in questo caso ancora più opportuno per interessare del tema anche la commissione Servizi Sociali».

«Il Regolamento così come rivisto – spiega Ciolfi – prevede divieti e azioni della polizia locale, incluso ordine di allontanamento temporaneo, in alcune aree sensibili della città dettagliate in un elenco la cui ratio è poco chiara. È chiaro, invece, come dietro la revisione ci sia l’intento di rispondere in maniera populista, e certo non risolutiva, alle lamentele dei residenti per la presenza dei senzatetto».

Un’operazione che, secondo Ciolfi, mette sullo stesso piano delinquenti o spacciatori e senza fissa dimora, ovvero cittadini che hanno bisogno di assistenza e supporto sociopsicologico. «Parlano del daspo come di una misura preventiva per “eliminare – come cita la delibera – fattori di marginalità e di esclusione sociale” e come se il fenomeno degli homeless fosse un problema di ordine pubblico prima che sociale, soprattutto come se la soluzione fosse allontanarli da determinate aree. Così applicato il daspo, da misura istituita per prevenire la violenza negli stadi, diventa strumento per spostare i senza tetto da un quartiere all’altro della città. Ma la prevenzione non si fa con provvedimenti repressivi. Nessun allontanamento risolverà il problema, toglierà semplicemente queste persone dalla vista di chi vomita odio nascondendolo dietro a parole come decoro e sicurezza».

«Le vere misure preventive – aggiunge Ciolfi – partono dalla conoscenza delle cause delle situazioni di disagio. Per i senza fissa dimora, si tratta di problemi socioeconomici legati al caro bollette, all’emergenza abitativa, all’abolizione di sussidi come il reddito di cittadinanza. È necessario porre mano a questo, mettendo in campo anche interventi di riqualificazione urbana».

«Mi dissocio dalle affermazioni della consigliera Mulè, che nella seduta ha parlato del daspo come di uno strumento utile anche per contrastare il disagio giovanile. Su questo tema – mette in chiaro Ciolfi – come Movimento intendiamo andare avanti su una strada diametralmente opposta, attraverso un protocollo di intesa di ampio respiro e l’istituzione di un osservatorio del suicidio giovanile, per arrivare a una vera ed efficace azione preventiva che nulla ha a che vedere con il daspo urbano».

La proposta di delibera non è stata votata in quanto si è deciso di aggiornare la commissione a una prossima seduta. «Una decisione arrivata a seguito dei dubbi espressi non solo dall’opposizione, ma anche da alcuni rappresentanti della maggioranza, tra cui il consigliere Galardo. Auspichiamo un ripensamento su una decisione che, se confermata, sarebbe grave: colpirebbe chi è già in difficoltà».

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