Quella che per molti è una semplice curiosità sulle proprie origini, per Jennifer Morgan si è trasformata in una monumentale impresa genealogica. Partendo dai suoi bisnonni, D’anella e Nardella, emigrati da Formia (LT) agli Stati Uniti, la ricercatrice americana ha ricostruito un albero genealogico che conta oggi oltre 30.000 persone. Un risultato da record che testimonia una passione fuori dal comune per le proprie radici e la storia familiare.
Il progetto di Morgan è cominciato come tante storie di discendenti della diaspora italiana: una vecchia fotografia sbiadita, un nome annotato su un documento, un desiderio di capire da dove si viene. Ma la ricercatrice di Philadelphia non si è fermata a qualche ricerca d’archivio: ha affrontato un lavoro sistematico e globale, collegando generazioni, rami familiari e parenti sparsi in tutto il mondo, costruendo una rete umana prima ancora che storica.
Nel 2019, la passione per le sue origini l’ha condotta in Italia, a Formia, dove ha potuto incontrare i discendenti formiani dei suoi bisnonni, residenti nella frazione di Maranola. Un momento particolarmente toccante, che ha dato un volto e una voce ai nomi annotati nei suoi appunti.
Ad accompagnarla in questo viaggio è stato Daniele Elpidio Iadicicco, esperto di storia e tradizioni locali. Da quell’incontro è nata una collaborazione destinata a lasciare il segno. Proprio grazie a quell’esperienza, Iadicicco ha fondato l’Associazione Internazionale per gli Studi Genealogici Italiani, che oggi conta membri in sei Paesi. Jennifer Morgan è stata nominata Vicepresidente e Referente per gli Stati Uniti, un riconoscimento alla sua dedizione e al suo straordinario contributo.

“La passione di Jennifer è qualcosa di raro,” afferma Iadicicco. “Il suo lavoro genealogico è un vero capolavoro. Collaboriamo spesso e la sua capacità di intrecciare storie, dati e persone è una risorsa preziosissima per tutta la comunità della genealogia italiana.”
Quella di Jennifer Morgan non è solo la storia di un albero genealogico straordinario. È il racconto di come una ricerca personale possa diventare un ponte culturale, capace di unire generazioni e Paesi diversi, restituendo significato e profondità al legame tra gli emigrati italiani e la loro terra d’origine. Un esempio potente di come la memoria familiare possa trasformarsi in una missione condivisa e internazionale.