Computer quantistici, “Italia in ritardo e cervelli in fuga”

Allarme sui Pc iperperformanti: "Inadeguati" gli investimenti pubblici, "residuali" quelli privati. "C'è solo il Pnrr"

Nel campo dei computer quantistici, i ‘cervelloni’ molto più performanti delle macchine che abbiamo conosciuto fino ad ora, l’Italia muove finalmente i primi passi verso la creazione di un ecosistema nazionale, grazie ai fondi in ricerca e sviluppo riservati dal Pnrr e al crescente interesse nel mondo privato. Ma i fondi stanziati dal Governo italiano per investire in tecnologie quantistiche si rivelano ancora “inadeguati” e, al netto di alcuni casi, la maggior parte delle aziende private del Paese stanzia budget “residuali” (tra i 50.000 e i 150.000 euro), per uno sforzo complessivo privato nel paese inferiore ai 6 milioni di euro e “senza una strategia di medio-lungo termine”. La valutazione arriva dagli specialisti dell’Osservatorio Quantum Computing & Communication, giunto alla sua terza edizione, le cui evidenze sono state presentate oggi a un incontro alla School of Management del Politecnico di Milano. Emblematico il titolo dell’incontro: “Quantum Revolution: Italy, are you (getting) ready?”.

Talenti italiani a rischio fuga all’estero

Nel campo dei computer quantistici, i ‘cervelloni’ molto più performanti delle macchine che abbiamo conosciuto fino ad ora, l’Italia muove finalmente i primi passi verso la creazione di un ecosistema nazionale, grazie ai fondi in ricerca e sviluppo riservati dal Pnrr e al crescente interesse nel mondo privato. Ma i fondi stanziati dal Governo italiano per investire in tecnologie quantistiche si rivelano ancora “inadeguati” e, al netto di alcuni casi, la maggior parte delle aziende private del Paese stanzia budget “residuali” (tra i 50.000 e i 150.000 euro), per uno sforzo complessivo privato nel paese inferiore ai 6 milioni di euro e “senza una strategia di medio-lungo termine”. La valutazione arriva dagli specialisti dell’Osservatorio Quantum Computing & Communication, giunto alla sua terza edizione, le cui evidenze sono state presentate oggi a un incontro alla School of Management del Politecnico di Milano. Emblematico il titolo dell’incontro: “Quantum Revolution: Italy, are you (getting) ready?”.

Dal Governo 140 milioni in 3 anni, dalla Germania 3 miliardi in 10 anni

Un importante punto di partenza, quello dei fondi governativi sulle tecnologie quantistiche nel nostro Paese, ma ancora insufficiente, punta il dito l’Osservatorio: “sono stati stanziati oltre 140 milioni di euro su un orizzonte di 3 anni, mentre altri Paesi hanno allocato miliardi di euro su 5-10 anni, come ad esempio la Germania con oltre 3 miliardi in diverse iniziative tra il 2018 e il 2028″. Striminzito lo sforzo privato italiano, anche a livello globale, il mercato del Quantum Computing nel 2023 è piccolo ed emergente: si stimano tra gli 800 e i 900 milioni di dollari di spesa. “La tecnologia è in una fase prototipale- fa notare l’Osservatorio- in cui sono i fondi governativi a trainare lo sviluppo di ecosistemi competitivi”.

Due grandi centri pubblici

Entrando nel merito degli investimenti pubblici italiani, è possibile identificare due iniziative. La prima è il Centro nazionale HPC, Big Data e Quantum Computing (budget totale di 320 milioni di euro, di cui 30 dedicati a uno Spoke sulla computazione quantistica), che ha l’obiettivo di promuovere la creazione di una rete di collaborazione tra centri di ricerca, università e aziende. La seconda è il partenariato esteso NQSTI- National Quantum Science and Technology Institute- che ha l’obiettivo di promuovere attività di ricerca fondamentale competitiva nella Quantum Science (budget totale di 116 milioni di euro, di cui circa 8 in uno Spoke su Information Processing & Communication ma ben di più in ricerche a TRL- Technology Readiness Level- basso con potenziali impatti anche sul Computing).

“Grazie al PNRR, l’Italia ha mostrato segnali incoraggianti di attenzione verso la rivoluzione quantistica”, conclude Cremonesi. “Nonostante si sia partiti in ritardo rispetto ad altri Paesi europei e di oltreoceano, questi investimenti ci permetteranno di fare passi da gigante nel tentativo di colmare il gap tecnologico”. – Fonte www.dire.it –

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