Bilancio Acqualatina, Mantini e Innamorato: “Non possono essere i Comuni a sanare la crisi finanziaria della società”

"In questo quadro non è pensabile di recuperare attraverso un ulteriore aumento tariffario fissato dai Comuni al 3,5%"

«Il voto del Comune di Cisterna sul bilancio di Acqualatina non poteva che essere contrario: il documento contabile appare fuorviante e non fornisce la fotografia della reale situazione finanziaria della società che necessita di un fabbisogno aggiuntivo di 40 milioni di euro non reperibile nel mercato bancario e quindi, in assenza di un aumento delle tariffe, dovrebbero essere i Comuni a farsene carico».

Questa la dichiarazione del sindaco di Cisterna Valentino Mantini e dell’assessore al Bilancio e tributi Maria Innamorato dopo la riunione dell’assemblea dei soci di Acqualatina che ha bocciato il documento contabile sottoposto all’attenzione dei Comuni dal gestore del servizio idrico.

«A fronte di alcuni dati apparentemente positivi – spiegano Mantini e Innamorato – che mettono in luce un utile di esercizio di 11 milioni di euro, costi di produzione più bassi di 5 milioni rispetto al 2023 e maggiori investimenti per complessivi 43 milioni, la società ha una crisi di liquidità pari a 27 milioni di euro il cui effetto diretto è quello di ritardare i pagamenti ai fornitori, alle ditte che effettuano gli interventi di manutenzione in ritardo determinando inefficienze e continui disagi per gli utenti. Sui conti pesa, inoltre, il macigno di ben 148 milioni di euro di crediti, vale a dire dei mancati pagamenti, la maggior parte dei quali ormai irrecuperabili visto che una parte di essi risale addirittura a 22 anni fa. In questo quadro non è pensabile di recuperare attraverso un ulteriore aumento tariffario fissato dai Comuni al 3,5% secondo il metodo fissato da Arera e ritenuto quello più congruo.

Va inoltre sottolineato – concludono sindaco e assessore – che nel caso del Comune di Cisterna a settembre scorso abbiamo proceduto alla messa in mora di Acqualatina per 8 milioni e mezzo di euro derivanti dal pagamento delle rate di mutuo sulle opere date in concessione al gestore. Una vicenda che si trascina da anni, dal lontano 2003, determinando una palese e ingiusta situazione debitoria nei confronti della nostra amministrazione. Il nostro, quindi, è un no deciso al bilancio perché non si può pensare di sopperire alla crisi finanziaria della società con risorse dei Bilanci dei Comuni».

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