“Una situazione paradossale”. Così Latina Bene Comune definisce la richiesta di aumento di capitale da 30 milioni avanzata da Acqualatina, che – secondo il movimento – rischia di gravare pesantemente sui Comuni e quindi sui cittadini.
Secondo i conti di Lbc, solo per il Comune di Latina, che detiene circa il 10% delle quote, si tratterebbe di oltre 3 milioni di euro, una cifra giudicata insostenibile in un momento di difficoltà per i servizi sociali e di welfare.
Lbc contesta la linea del Cda, che giustifica la ricapitalizzazione con i mancati introiti dai crediti e i debiti verso fornitori: “È il segno di una gestione inefficiente, che non ha mai affrontato con decisione il problema dell’evasione tariffaria. Così si scaricano i costi sui cittadini, con l’aumento delle bollette o con la richiesta ai Comuni di nuove risorse”.
Il movimento invita i sindaci a respingere la proposta e a rilanciare il percorso di ripubblicizzazione avviato negli anni scorsi: “Il capitale sociale ammonta oggi a 23 milioni, il 49% vale circa 11 milioni. Con i 30 milioni richiesti per la ricapitalizzazione, si finirebbe per regalare risorse pubbliche a un socio privato che già chiude bilanci in utile”.
Critiche anche sugli investimenti: “La gran parte dei fondi del Pnrr è stata destinata alla dispersione idrica, che resta al 70%, e all’installazione di contatori elettronici. Ma i capitali privati previsti dal piano industriale dove sono? Si continua a pubblicizzare i debiti e a privatizzare i profitti, mentre dal 2003 le bollette sono aumentate del 90%”.
Infine, l’ex sindaco Damiano Coletta ricorda che nel 2016 i Comuni votarono all’unanimità per avviare la ripubblicizzazione: “Un obiettivo vicino, ma poi ostacolato e fermato. Oggi ne vediamo le conseguenze. La sindaca Celentano ha già dichiarato di voler ‘garantire il futuro di Acqualatina’. Ma le decisioni sono state già prese altrove, bypassando i Consigli comunali?”.
Latina Bene Comune ribadisce che l’unica strada percorribile resta quella della ripubblicizzazione, come sancito anche dal referendum del 2011.