È una storia di ordinaria manutenzione, ma potrebbe anche essere lo spunto ideale per intraprendere finalmente il percorso di avvicinamento sostanziale, sociale economico e culturale, tra le due province di Frosinone e Latina. Una volta tanto un percorso di andata e ritorno, come è nella genesi dell’infrastruttura che Anas ha deciso di potenziare e riqualificare puntando innanzitutto sulla sicurezza e poi sugli interventi strutturali, per rendere la 156 il ponte lungo 55 chilometri capace di colmare la distanza che separa la Valle del Sacco dalla Pianura pontina.
Unire anziché accorciare le distanze
Ora, anziché limitarsi ad accorciare distanze, sarebbe arrivato il momento di unire, mettere insieme, fondere, immaginando il cantiere di Anas popolato dalle genti ciociare e pontine anziché dagli operai delle imprese Donati e Sibar incaricate di eseguire i lavori. E se ancora è soltanto un’idea, una visione, è soltanto perché fino ad oggi nessuno l’ha mai davvero inseguita. La ragione? Sconosciuta quanto lo è l’avvedutezza politica recente nei due territori. Ci si potrebbe domandare come si fa ad intraprendere una rotta di avvicinamento reale tra le due province del basso Lazio, e le risposte sarebbero molteplici, spesso elementari e di buonsenso. È così difficile immaginare l’avvio di un percorso culturale bilaterale fatto di collaborazione stretta con le stagioni teatrali, gli appuntamenti musicali, la cooperazione tra Conservatori, la condivisione di convegni che riguardano la storia e la geografia dei due territori, l’organizzazione di eventi di respiro nazionale capaci di attrarre una parte del turismo culturale che oggi si dirige e si ferma sempre e soltanto a Roma?
Basterebbero da soli gli antichi itinerari della transumanza a far riflettere le persone sull’illusorietà di una divisione che è sempre stata appannaggio delle tribune degli stadi in occasione di un derby calcistico e niente di più.
E si potrebbe anche andare a curiosare nei sistemi informatici degli uffici dell’anagrafe per rendersi conto di quante famiglie di origine ciociara siano residenti al di qua di Prossedi e viceversa, e dare quindi una misura a quanto ci sia già di comunione antropologica tra le due province.
Il mito della fusione
Perché anche inseguire il mito della fusione potrebbe rivelarsi un falso bersaglio, ma non lo sapremo mai con certezza fintantoché non cominceremo a parlarne, finché i sindaci dei due capoluoghi e quelli delle città più importanti della Ciociaria e dell’Agro Pontino non decideranno di mettere il naso fuori dai propri recinti comunali per aprirsi al mondo che credono di conoscere e che in realtà è un mondo che non sa ancora che esistono Frosinone e Latina, e se lo sa è soltanto per sentito dire, per un particolare tipo di calzature e per la zanzara della malaria.
Insieme all’asfalto, ai guard rail nuovi di zecca e alla segnaletica stradale, proviamo a riempire la Monti Lepini di idee e di contenuti. Anche quelli servirebbero per la nostra sicurezza. La sicurezza di un futuro migliore, certamente più grande di questo magro presente che ci tiene distanti e separati in casa. Pontini e ciociari.