2 giugno, PD Monte San Biagio critica l’amministrazione: “Celebrano la repubblica, ma dimenticano la liberazione”

Nessuna cerimonia, nessun momento di riflessione pubblica, nessun segno visibile di memoria da parte dell’amministrazione comunale

“C’è una contraddizione istituzionale nel nostro comune che vede una partecipazione attiva il 2 giugno e silenzio assoluto il 25 aprile. Monte San Biagio è uno dei pochi comuni della provincia di Latina dove il 25 aprile, Anniversario della Liberazione dal nazifascismo, trascorre senza alcuna iniziativa istituzionale. Nessuna cerimonia, nessun momento di riflessione pubblica, nessun segno visibile di memoria da parte dell’amministrazione comunale, oggi guidata da una maggioranza di destra.

Una scelta che colpisce ancor di più se si considera che, appena poche settimane dopo, lo stesso Comune celebra con piena adesione e partecipazione la Festa della Repubblica del 2 giugno. In questa occasione, l’amministrazione prende parte attivamente agli eventi ufficiali, tra cerimonie, interventi pubblici e simboli tricolori. Un impegno legittimo e doveroso, ma che appare parziale e profondamente incongruente, se scollegato dal contesto storico da cui quella data trae origine.

Infatti, senza il 25 aprile 1945, giorno della Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista e dalla dittatura fascista, non ci sarebbe stato alcuno spazio per il referendum istituzionale del 2 giugno 1946. La nascita della Repubblica Italiana fu possibile solo grazie alla riconquista della libertà e della democrazia. Il 25 aprile e il 2 giugno non sono due celebrazioni distinte, ma tappe di un unico percorso: quello che ha condotto l’Italia fuori dall’oppressione e dentro un futuro democratico. Ignorare la prima e celebrare la seconda significa operare una rimozione della memoria storica, che rischia di svuotare di senso anche le celebrazioni repubblicane.

A questa rimozione si aggiunge un dato culturale e politico preoccupante: in molte realtà amministrative, dichiararsi antifascisti appare ancora oggi difficile. Nelle parole, nelle dichiarazioni pubbliche, ma soprattutto nei fatti, si evita con cura di pronunciare quel termine, come se l’antifascismo, fondamento della nostra Costituzione, fosse una posizione politica di parte, anziché un principio repubblicano condiviso. Eppure, è proprio quell’antifascismo a cui dobbiamo la libertà di votare, di parlare, di dissentire. Tenerlo ai margini del discorso pubblico significa rimuovere le fondamenta su cui si è costruita l’Italia democratica.

Alla luce di tutto questo, non sorprende che il nostro vicesindaco stia oggi portando avanti una campagna che invita apertamente i cittadini a non andare a votare in occasione del prossimo referendum. Un messaggio grave, che contraddice in modo clamoroso il principio fondamentale della partecipazione democratica. Chi rappresenta le istituzioni dovrebbe incoraggiare il voto, non disprezzarlo. Perché è proprio il voto, libero e universale, la conquista più preziosa nata dalla Liberazione e sancita dalla Repubblica.

Oltre alla contraddizione evidente, emerge una incongruenza istituzionale profonda: un’amministrazione, qualunque sia l’indirizzo politico che la guida, non può dimenticare di essere innanzitutto Istituzione della Repubblica. Amministrare un paese, una regione o una nazione significa certamente attuare un programma politico legittimo, espressione di un partito o di una coalizione, ma sempre nel rispetto dei valori costituzionali che sono il fondamento della nostra convivenza democratica. Questi valori – la democrazia, la libertà, l’uguaglianza – non sono nati per caso: sono il frutto di un percorso storico e civile che ha avuto nel 25 aprile e nel 2 giugno due tappe decisive e complementari.

Rimuovere o ignorare selettivamente queste ricorrenze significa dimenticare ciò che unisce, ciò che dovrebbe sempre e comunque essere ricordato, celebrato e difeso da chi ha responsabilità pubbliche. Il 25 aprile e il 2 giugno non appartengono a una parte politica, ma a tutta la comunità nazionale. Dimenticarlo significa rischiare di indebolire proprio quei principi che permettono, oggi, a ciascuno di noi di partecipare alla vita democratica, anche attraverso opinioni diverse.

Ricordare entrambe le date è un dovere civile, non una scelta ideologica. Perché la Repubblica, senza la Resistenza, semplicemente non sarebbe mai nata. E senza il voto, quella Repubblica si svuota ogni giorno di più. Coltivare la memoria, rispettare la storia e onorare i valori costituzionali è ciò che può ancora oggi unirci, non dividerci“.

Così. in una nota, il Circolo del PD Monte San Biagio.

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