Violenza sui minori: il CNDDU chiede un patto educativo nazionale per la tutela dell’infanzia e la prevenzione del disagio

Secondo i dati che sono emersi in un recente studio nel 2024 i reati contro i minori in Italia hanno superato la soglia dei 7.000 casi

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda preoccupazione per i dati diffusi dal Servizio Analisi Criminale e dalla Fondazione Terre des Hommes, secondo cui nel 2024 i reati contro i minori in Italia hanno superato la soglia dei 7.000 casi. Un numero che non rappresenta soltanto un incremento delle condotte criminali, ma anche una frattura profonda nel tessuto educativo e sociale del Paese. Particolarmente allarmante è la crescita dei reati legati all’ambiente digitale: pornografia minorile, adescamento online e detenzione di materiale pedopornografico registrano aumenti significativi. La rete, invece di essere uno spazio di conoscenza e inclusione, si sta trasformando per molti minori in una trappola di isolamento e sfruttamento, dove la violenza assume forme invisibili e pervasive. Il CNDDU sottolinea che l’unica risposta efficace può venire da un patto educativo rinnovato, in cui la scuola assuma un ruolo centrale nella costruzione di una cultura della legalità, del rispetto e della responsabilità digitale. L’educazione civica, vissuta come esperienza concreta di diritti e doveri, deve diventare uno strumento di prevenzione attiva capace di contrastare indifferenza e assuefazione alla violenza. Ogni docente deve essere messo nelle condizioni di riconoscere i segnali di disagio e di intervenire con competenza, grazie a programmi di formazione permanente, sportelli di ascolto e collaborazioni stabili con i servizi sociali. La scuola non può essere lasciata sola, ma va sostenuta con risorse adeguate, formazione e una rete efficace tra istituzioni e famiglie.

Preoccupa anche la disparità di genere tra le vittime: l’88% delle violenze sessuali riguarda bambine e ragazze. Questo dato conferma che la lotta alla violenza sui minori è anche una battaglia culturale contro stereotipi e modelli patriarcali ancora radicati nella società. Il CNDDU chiede che la cultura dei diritti umani diventi parte integrante di ogni curricolo scolastico, affinché gli studenti apprendano non solo le regole, ma anche il valore del rispetto, dell’empatia e della giustizia. Occorre valorizzare le buone pratiche già attive nelle scuole, promuovendo reti educative, progetti condivisi e percorsi di peer education. La scuola deve tornare a essere il primo spazio di cittadinanza, dove i giovani imparano a trasformare la rabbia in dialogo, la paura in fiducia e la diversità in opportunità di crescita. Il Coordinamento sollecita infine Governo e Parlamento a inserire nei piani di contrasto alla violenza sui minori misure strutturali di prevenzione educativa, con la creazione di un Osservatorio nazionale sul disagio giovanile. È necessario investire in orientamento psicologico, media education e formazione civica, per costruire una generazione più consapevole e resiliente. Solo un’educazione fondata sulla legalità e sulla dignità della persona potrà invertire la rotta di una società che rischia di smarrire il senso stesso dell’infanzia. Ogni aula può diventare il luogo in cui la violenza si disinnesca e la libertà inizia a essere compresa, praticata e difesa. Il CNDDU rinnova il proprio impegno a promuovere in tutte le scuole italiane la cultura dei diritti umani come bussola etica e civile per le nuove generazioni, convinto che solo la conoscenza e la partecipazione possano costruire una società più giusta e solidale.

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