Ventotene, isola simbolo dell’Europa unita e scrigno di storia millenaria, torna al centro delle cronache per un episodio che ha dell’incredibile. Una porzione del banco tufaceo adiacente all’Ufficio Marittimo, in località Porto Nuovo, è stata sottoposta a sequestro giudiziario dalla Capitaneria di Porto di Ponza. Si tratta di una struttura naturale risalente a oltre 2000 anni fa, parte integrante dell’originario porto romano scavato a mano nel tufo dagli antichi romani: un unicum storico e geologico, sottoposto a vincoli paesaggistici, ambientali e archeologici.


L’area, ancora di proprietà del Comune di Ventotene, rientra infatti nei beni tutelati dalla Soprintendenza, oltre che nell’Area Marina Protetta. Il sequestro è avvenuto a seguito di verifiche durante l’esecuzione di lavori regolarmente finanziati e appaltati per il completamento del piazzale e del marciapiede adiacenti la stazione marittima
Secondo quanto emerso, la ditta subappaltatrice avrebbe effettuato il taglio e la rimozione di parte della parete tufacea senza alcuna autorizzazione o ordine di servizio da parte della direzione lavori. L’intervento contestato risalirebbe a circa un mese fa, ma solo nei giorni scorsi se ne sarebbe avuta piena consapevolezza, portando così all’azione cautelare delle autorità marittime.
Sarà ora compito della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cassino fare piena luce su quanto accaduto e accertare eventuali responsabilità penali. Intanto, sull’isola che ospitò il Manifesto di Ventotene e la visione dell’Europa futura, si riapre un doloroso interrogativo su quanto davvero si riesca a tutelare il nostro patrimonio storico, ambientale e culturale.

