Visita a sorpresa del filosofo Filippo Cannizzo a Ventotene, isola pontina meta di un viaggio che riporta alle radici della nostra Repubblica e della nostra Europa. La visita è stata l’occasione per conoscere, insieme alle bellezze dell’isola, il destino a cui la natura, la volontà degli uomini e la storia gli hanno affidato, come simbolo di esilio, di deportazione e di accoglienza, tra strade, piazze e vicoli della più grande colonia confinaria d’Italia, attraversata da 2.292 prigionieri politici tra il 1930 e il 1943. L’isola di Ventotene, però, da luogo di umiliazione, si trasformò in luogo di testimonianza e di riscatto per tutti coloro che opponendosi alla violenza e alla sopraffazione decisero di non mollare e difendere con dignità le proprie idee.
Ventotene, infatti, è stata isola di confino. Il confino era una misura di polizia dedicata ai cittadini che avessero manifestato ostilità al regime fascista, compresi quegli antifascisti che, una volta scontata la pena per il “reato” di opposizione al fascismo, quasi sempre venivano inviati al confino senza processo, senza neppure cessare il loro stato di reclusione. Il perimetro dell’area nella quale i confinati potevano muoversi era delimitato da barriere di filo spinato e da guardie armate: poco meno di un chilometro che rappresentava il limite della loro prigione a cielo aperto. A Ventotene furono rinchiusi intellettuali e politici, antifascisti e semplici oppositori del regime, minoranze etniche e religiose, tra cui l’opposizione più difficile da scalfire: comunisti, socialisti, anarchici e pionieri dell’Europa unita che dopo la Liberazione – la loro e quella del Paese a cui molti parteciperanno – furono impegnati nell’elaborazione della Costituzione italiana.
La visita del filosofo Filippo Cannizzo, impegnato attualmente tra gli altri a portare avanti il progetto Unesco ResiliArt for PEACE, apre a nuovi progetti legati all’isola, ed è un’esortazione a tutti quanti gli italiani affinché rimangano vigili in difesa della democrazia contro le derive contemporanee che mettono in pericolo le libertà e i diritti. Siamo un popolo dalla memoria assai corta, che dimentica facilmente gli errori e i sacrifici compiuti dalle generazioni che ci hanno preceduto, e l’isola di Ventotene lascia insegnamenti senza scadenze temporali che parlano anche a noi, con grande attualità, come sollecitazione a difendere la libertà e la democrazia nel clima di odio e di guerra, di competizione e di discriminazioni del presente; per questo, la visita di Cannizzo sembra quasi un grido di pace, bellezza, gentilezza, che pare risuonare dall’isola pontina fino al Bel Paese, all’Europa (e oltre), perché, come scrisse Altiero Spinelli, anche se “la strada da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa”.
Filippo Cannizzo è un filosofo, scrittore e insegnante. Ha collaborato con l’Istituto Luigi Sturzo e la Fondazione Ugo Spirito, ha diretto l’ICC Castelli. Tra i promotori dell’evento internazionale “The Economy of Francesco”, è stato tutor presso la “XIII UNESCO Creative Cities Conference Fabriano 2019” e ha coordinato le iniziative di ResiliArt Italy: Bellezza di Unesco. Cannizzo, promotore di una legge per la bellezza nel Bel Paese, ideatore del Festival di Filosofia in Ciociaria e direttore scientifico del convegno “Sulle tracce della bellezza” per la Regione Lazio, per i suoi libri ha ricevuto il premio nazionale “Per la Filosofia” 2018, il premio internazionale “SCRIPTURA” 2019, Premio speciale del Bancarella 2021. Attualmente impegnato come responsabile del progetto Unesco ResiliArt for PEACE, è stato “EU AmbassadorBeauty&Gentletude”.