UnciAgroalimentare: l’Ue penalizza la pesca e criminalizza i lavoratori con nuovi controlli e telecamere a bordo

Il presidente nazionale Scognamiglio: "Siamo molto amareggiati per il trattamento che ormai ci viene puntualmente riservato"

“Ancora una volta, l’Unione europea penalizza il settore della pesca e criminalizza i lavoratori, che con il nuovo regolamento sul controllo delle attività, approvato a Strasburgo, vengono trattati come potenziali delinquenti, anzi peggio”. Così Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale dell’Unci AgroAlimentare.

“Siamo molto amareggiati – prosegue il dirigente dell’associazione di settore del mondo cooperativistico – per il trattamento che ormai ci viene puntualmente riservato nei Palazzi dell’Ue, dove prevale un pregiudizio ed una assoluta mancanza di rispetto nei confronti di migliaia di operatori, soltanto nel nostro Paese, e di tante attività, spesso di piccole dimensioni, che debbono affrontare e risolvere ogni giorno vari problemi per andare avanti. In questi anni sono stati compiuti notevoli sforzi per rinnovare, rilanciare e adeguare il comparto ittico alle diverse esigenze che si presentavano, investendo sulla sostenibilità e sulla tutela degli equilibri ecologici e della biodiversità marina. Alle numerose limitazioni imposte dai burocrati di Bruxelles e da un ceto politico che non conosce la realtà, ma si accontenta di discettare del destino dei lavoratori e di un importante quanto fragile segmento produttivo dalle proprie comode poltrone, ragionando con schemi rigidi e rispondenti a facili luoghi comuni, si aggiungono nuove incombenze e controlli che renderanno più costosa e difficile la pesca professionale. Con il regolamento adottato a maggioranza, di ben 360 pagine, infatti, ci sarà l’obbligo di installare telecamere sulle imbarcazioni e di effettuare la registrazione digitale dettagliata di tutto il pescato. Così i lavoratori vengono trasformati sempre più in esecutori delle inutili e sterili procedure europee. Ma ciò che è peggio vengono umiliati e trattati al pari di delinquenti. Soltanto per i pescatori non valgono i diritti riservati a tutti i cittadini, a cominciare dalla presunzione di innocenza che vale nei Tribunali fino all’ultimo grado di giudizio. I lavoratori del mare invece debbono essere sottoposti a controllo permanente, perchè giudicati colpevoli a prescindere. Eppure, come al solito, la categoria è stata disponibile al confronto e non si è sottratta all’introduzione di eventuali nuovi controlli sulle attività, ma in forme semplificate, ragionevoli e non coercitive”.

“La verità dei fatti – ha concluso Scognamiglio – è che si vuole affossare la pesca ed agevolare altri settori, come quello emergente dei cibi sintetici e degli alimenti succedanei, tutt’altro che salutari e rispettosi dell’ambiente, imponendone il consumo dall’alto. Mentre qualcuno sventola la bandiera posticcia dell’ecologia, chiude poi gli occhi di fronte agli affari di chi inquina e di chi specula sulle risorse naturali, sulle coste e sui fondali marini. Soltanto i pescatori, in particolare le attività territoriali, con il loro lavoro, frutto di esperienza, sapere antico, passione per il mare e ora sempre più capacità di innovazione, possono realmente tutelare i consumatori sulla qualità del pescato e dei prodotti ittici. Il resto è finzione, propaganda, pura facciata e interesse di parte. Per quanto ci riguarda, ringraziamo i parlamentari europei dell’Italia che si sono impegnati per difendere le ragioni dei pescatori ed esprimiamo invece rammarico per l’asfittica idea di democrazia che alcuni gruppi hanno dimostrato in questa occasione, non solo ignorando completamente i nostri diritti, ma evitando il dialogo, con il quale si sarebbe potuto costruire un’equa sintesi delle diverse esigenze in campo”.  

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