Tensione in Medio Oriente, il petrolio schizza e i mercati tremano: timori per i carburanti in Italia

Alta tensione tra Israele e Iran fa impennare il prezzo del petrolio. La paura per futuri rincari anche alla pompa in Italia

L’attacco israeliano contro l’Iran riaccende l’instabilità in Medio Oriente e innesca un effetto domino sui mercati globali: crollano le Borse, vola il petrolio, e si teme una nuova fiammata dei prezzi alla pompa anche in Italia.

Il raid condotto da Israele contro obiettivi iraniani ha riportato l’incertezza geopolitica al centro della scena finanziaria. Gli investitori abbandonano titoli e azioni, rifugiandosi in beni considerati più sicuri come l’oro o le valute forti. Intanto, il petrolio torna a correre: il Brent ha superato i 75 dollari al barile, mentre il Wti sfiora i 74. È il maggiore balzo intraday da marzo 2022, quando l’invasione russa dell’Ucraina aveva scosso i mercati energetici.

Le piazze finanziarie europee aprono in deciso calo: Milano con il Ftse Mib perde oltre l’1,2%, Francoforte lascia sul terreno l’1%, Parigi arretra dello 0,66%, Madrid dell’1,28%, mentre Londra limita i danni con un -0,27%.

Non mancano però i titoli in controtendenza. Con il greggio in salita, si rafforzano i colossi energetici: Eni guadagna l’1,72%, Tenaris cresce dello 0,23%. Bene anche il settore della difesa, con Leonardo in rialzo dell’1,61%.

L’incognita dello Stretto di Hormuz

Gli analisti guardano con crescente apprensione al possibile coinvolgimento dello Stretto di Hormuz, crocevia vitale per circa il 25% del traffico mondiale di petrolio. In uno scenario estremo, la chiusura parziale o totale di questa rotta marittima potrebbe mettere a rischio fino a 14 milioni di barili al giorno. In quel caso, avvertono gli esperti di JP Morgan Chase, i prezzi potrebbero impennarsi fino a 130 dollari. Più prudente Ing, che ipotizza un Brent attorno agli 80 dollari in caso di attacchi diretti agli impianti petroliferi iraniani.

Benzina, rischio aumenti anche in Italia

Gli effetti del rialzo del greggio potrebbero presto farsi sentire anche nei distributori italiani. Sebbene per ora i rincari siano contenuti, gli osservatori non escludono aumenti nei prossimi giorni, salvo interventi del Governo.

L’ultima impennata significativa risale a dicembre 2023, quando gli attacchi degli Houthi nello Stretto di Bab el-Mandeb avevano spinto Eni e altri operatori ad aumentare i prezzi alla pompa.

Attualmente, secondo i dati aggiornati, la benzina si attesta su 1,695 euro al litro nei distributori cittadini, mentre sulle autostrade si sfiorano gli 1,799 euro. Valori stabili ma destinati, con ogni probabilità, a crescere. – Fonte www.consumerismonoprofit.it –

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