Contrarre la rosolia in gravidanza rappresenta un rischio per il feto, ma allora perché non è più raccomandato lo screening per le donne incinte? Scopriamo cosa dicono le Linee guida per la gravidanza fisiologica recentemente aggiornate dall’Istituto Superiore di Sanità.
Le motivazioni
Una volta contratta, la rosolia conferisce un’immunizzazione definitiva che riduce drasticamente il rischio di futuri contagi, così come avviene per morbillo, parotite e varicella. Per stabilire se un soggetto abbia contratto o meno questa malattia infettiva, o se sia stato precedentemente vaccinato, si effettua il test della rosolia, conosciuto anche come Rubeo test che, secondo le linee guida aggiornate dall’ISS non deve essere offerto alle donne in gravidanza fisiologica. Questa raccomandazione è sostenuta sia dall’assenza di un trattamento che prevenga o riduca la trasmissione verticale in caso di infezione materna da rosolia in gravidanza, sia dal mutamento del quadro epidemiologico italiano.
- Dal 2021, infatti, l’Italia ha registrato l’eliminazione della trasmissione endemica della rosolia.
- Il tasso di copertura vaccinale nella popolazione generale, a ottobre 2022, risulta pari a 93,8% a 24 mesi di età nei nati nel 2020.
- Il tasso di copertura vaccinale a 18 anni, nei nati nel 2003, è invece pari al 93,3% per la prima dose e dell’89,0% per la seconda dose.
- L’incidenza di sindrome da rosolia congenita, trasmessa dalla madre al feto durante la gestazione, risulta inferiore a un caso su 100.000 nati vivi nel 2013, con assenza assoluta di casi dal 2018.
La guardia non va però abbassata: la situazione potrebbe cambiare, anche per via di un possibile rischio per le donne immigrate da altre nazioni in cui il virus è ancora presente.
L’importanza della vaccinazione
La vaccinazione rappresenta l’unica strategia efficace di prevenzione della rosolia, per questo motivo le linee guida per la Gravidanza fisiologica raccomandano di offrire la vaccinazione anti-rosolia dopo il parto, per tutelare i successivi figli, a tutte le donne suscettibili, ovvero quelle che non abbiano documentazione di avvenuta vaccinazione con due dosi di vaccino o di pregressa infezione. Viene inoltre sostenuta l’importanza di informare le donne sulla gratuità dei test per verificare la suscettibilità e della vaccinazione in periodo preconcezionale. Ricordiamo che, contenendo virus vivi attenuati, il vaccino anti-rosolia è controindicato durante la gestazione. È dunque necessario che, al momento del concepimento, la donna sia già vaccinata regolarmente con due dosi da almeno un mese.
I rischi per il feto
La sindrome della rosolia congenita si verifica nel caso in cui la madre, suscettibile per non essere stata vaccinata in precedenza o per non avere contratto l’infezione, si contagi e trasmetta il virus al figlio nelle prime fasi della gravidanza. In questi casi il virus rimane in circolo per lunghi periodi di tempo, dando esiti potenzialmente letali per il feto come aborto spontaneo, morte intrauterina, malformazioni o anomalie funzionali, ritardo mentale. – Fonte Fondazione Umberto Veronesi.