Sanità, l’appello di Identità Setina: “Senza un cambio di passo non c’è futuro”

"Sui Lepini la frammentazione dei servizi sanitari di comunità rende difficile la gestione e l’erogazione dell’assistenza"

“Pensare al futuro dei Servizi Sanitari Nazionale e Regionale significa rivedere cosa ha davvero funzionato, e cosa meno, nei primi 45 anni della loro esistenza. Significa decidere verso quali nuovi confini spingerne una necessaria e inevitabile riorganizzazione, formale e sostanziale, partendo da alcuni principi: servono ospedali a “intensità di cura” diffusi, “aperti” verso il territorio e “integrati” con esso, che evolvano verso modelli di ospedali “senza letti”. Occorre progettare strutture sostenibili e centrate su pazienti e operatori. Le politiche devono essere adattate alle realtà locali.  Abbiamo bisogno di PPI aperti h24, di un punto di emergenza con auto medica che copra il nostro distretto, unico senza una struttura idonea alle emergenze dei pazienti”. È quanto ha sostenuto in una nota, naturalmente a nome dell’intero movimento che rappresenta, Cinzia Ricci, segretaria di Identità Setina, che ha spiegato come la situazione di emergenza sanitaria abbia palesato alcune debolezze strutturali dell’intero sistema sanitario, soprattutto le inadeguatezze dei PaP: “Sui Lepini la frammentazione dei servizi sanitari di comunità rende difficile la gestione e l’erogazione dell’assistenza. Crediamo che senza un cambio dei modelli operativi, la Sanità territoriale e nazionale non abbia futuro, non riuscirà a rispondere alle esigenze ed ai fabbisogni, spingendo l’acceleratore sempre di più verso “l’affaire privatistico”. Come pensiamo di cambiare i modelli operativi? Quali strumenti si devono adottare?”, si chiede ancora il segretario di Identità Setina, che poi sottolinea come negli ultimi decenni, troppo spesso, siano arrivate solo promesse, soprattutto in campagna elettorale, ma pochi fatti, perdendo credibilità e, soprattutto, palesando una carenza di prestazione mediche, a danno del cittadino: “Sono due le ‘armi’ che abbiamo a nostra disposizione, la prima è il Pnrr, che però va utilizzato come effettivo strumento del cambiamento, mentre il secondo passaggio è quello di una effettiva integrazione ospedale-territorio attorno al paziente. Questo si può fare solo se si interviene sul distretto del nostro territorio. Costruire una centralità funzionante e che rassicuri i cittadini. La centralità del paziente. La nostra visione di politica del territorio – conclude Cinzia Ricci – non è e non sarà mai ‘la campagna elettorale del momento’ con passarelle dei politici che di volta in volta promettono, per poi puntualmente disattendere, anzi addirittura togliere anche il consolidato”. 

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