Rifiuti, Codici manifesta dubbi sulla raccolta urbana

Nella funzione di tutela dei diritti dei consumatori, ritiene di dover intervenire sull’attuale sistema di raccolta dei rifiuti differenziati

Codici, nella sua funzione di tutela dei diritti dei consumatori, ritiene di dover intervenire sull’attuale sistema di raccolta dei rifiuti differenziati nel territorio del Comune di Latina per chiarire alcuni aspetti, a quanto pare, poco o male affrontati.

In primo luogo, grazie all’esperienza maturata nella tutela di molti cittadini che si sono visti recapitare bollette dall’Ufficio Tari comunale, Codici può affermare che quello che viene sbandierato come evasione diffusa non è argomento convincente.

Infatti a Codici, ma quasi sicuramente anche ad altre Associazioni similari, sono state consegnate da parte di utenti numerose richieste di pagamento dalle quali è possibile ricavare che il Comune non soltanto è in possesso dei dati anagrafici e catastali della cittadinanza, ma sta facendo pervenire persino richieste di pagamento per periodi durante i quali i soggetti destinatari erano residenti in altri comuni, presso i quali essi, ovviamente, erano assoggettati al pagamento della tariffa o finanche a soggetti che da molti anni hanno trasferito la propria residenza in altri Comuni.

Secondo Codici, appare anche ovvio che non possano registrarsi casi di evasione poiché gli immobili interessati o sono intestati ai costruttori (qualora non li avessero ancora venduti) o ai proprietari dopo averli acquistati o, infine, ai loto affittuari.

Se, per mera ipotesi, un affittuario non dovesse essere registrato presso l’anagrafe comunale è ovvio che quell’immobile risulta comunque di proprietà di qualcuno a cui il Comune può, anzi deve, inviare la richiesta di pagamento della TARI.

Quindi l’argomento dell’evasione sembrerebbe più un pretesto per attribuire responsabilità a soggetti inesistenti, a meno che non si voglia parlare di immobili abusivi, per cui sarebbero davvero enormi le responsabilità dello stesso Comune nel non averle individuate e colpite in quanto tali.

In secondo luogo, Codici evidenzia che, se è vero che i cassonetti stradali spesso traboccano di buste e che molte volte queste vengono depositate accanto ai cassonetti presenti, il motivo è dato dalla riduzione di un gran numero di cassonetti stradali, senza che essi fossero sostituiti.

Infatti, un numero sufficiente di questi cassonetti consentirebbe ai cittadini di depositare al loro interno le buste con i rifiuti da cui disfarsi invece di posizionarle a terra a causa di cassonetti stracolmi.

Sarebbe pertanto opportuno che chi di dovere si ponesse una domanda sul perché di questa situazione e, soprattutto, la ponesse a chi ha preso le decisioni di eliminare i cassonetti, invece che sollevare problemi non attribuibili a comportamenti degli utenti.

Ancora, se il Codice della strada proibisce la sosta di qualsiasi mezzo (ciclomotori compresi) sui marciapiedi la ragione è semplice: i marciapiedi devono essere destinati al libero ed incondizionato passaggio dei pedoni, a maggior ragione di quelli con ridotte capacità di deambulazione, in particolare di coloro che devono utilizzare sedie a rotelle per i quali, quindi, si rivela oltremodo pericoloso il transito sulle pubbliche vie, destinate al traffico dei veicoli, dei quali, come conseguenza, viene, per qualche tempo rallentato o bloccato il transito e senza considerare lo scarsissimo numero di discese agevolate dagli stessi marciapiedi, vero problema in moltissime zone del Comune.

Invece, a causa delle scelte effettuate dal Comune, i marciapiedi delle zone dove è stato imposto il finto sistema definito “porta a porta” (perché “porta a porta” significherebbe la raccolta dinanzi agli appartamenti e non per strada), sono occupati per un numero di ore variabile dalle 8-10 alle 15-18, a seconda degli orari lavorativi dei cittadini interessati, peraltro offrendo uno spettacolo poco decoroso e non dovuto all’incuria dei cittadini bensì alle scelte del Comune.

Tutto questo senza considerare i costi nascosti del sistema “porta a porta” su cui Codici è già più volte intervenuta per far sì che i cosiddetti decisori siano resi consapevoli che a questa sola parte della collettività vengono caricate spese che possono arrivare sino a 550 euro l’anno oltre a quelle della stessa TARI, ma anche senza considerare che alcuni inconsapevoli cittadini sono stati contravvenzionati perché qualcuno aveva depositato dentro o sopra i “mastelli” loro assegnati rifiuti che nulla avevano a che fare con la tipologia di immondizia che quei mastelli dovevano contenere per cui non possono (o meglio, non potrebbero) essere chiamati a rispondere di comportamenti di soggetti nei confronti dei quali gli utenti virtuosi non possono e né devono avere responsabilità di controllo.

Ma anche senza considerare i maggiori costi dovuti ad un sistema che richiede un numero di automezzi enorme e tempi di raccolta e sversamento del contenuto dei mastelli nei contenitori a bordo dei veicoli stessi che lo rende molto dispendioso e molto poco efficiente, con inevitabili ricadute sul costo complessivo della TARI, che vengono posti a carico dell’utenza, già sin troppo tartassata in questo senso.

Come si vede, il tema dei rifiuti è molto complesso e, da quanto appare, esso sembra che non sia affrontato in maniera globale, in tutti i suoi molteplici aspetti, o privo di pregiudizi.

Per questi e per altri motivi, Codici chiede che sia attivato un tavolo di consultazione a cui chiamare a partecipare le Associazioni dei Consumatori, come peraltro prescrive la L. 244/2007, che sembra essere poco conosciuta in troppi comuni della Provincia, spesso anche in quello di Latina.

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