Ppe della marina, Lbc: “Altro pasticcio che espone il comune a contenziosi”

"La questione era stata sollevata dal sottoscritto e dal progettista Ferracci durante i lavori della commissione urbanistica del 4 giugno"

“L’ordinanza del Tar che sospende di fatto il diniego del Comune rispetto alla richiesta di un privato di allestire un’area attrezzata ricettiva al lido di Latina riapre un caso. Il Ppe della marina è stato infatti annullato nel 1987 proprio dai giudici amministrativi e mai più riadottato e riapprovato. La recente ordinanza di cui abbiamo appreso dalla stampa mostra ora in tutta la sua evidenza ciò che temevamo e che abbiamo segnalato all’assessore: il pasticcio creato dall’attuale amministrazione che ha dato incarico di redigere la revisione del Ppe invece di rifarlo da capo”. Così il consigliere comunale e capogruppo di Lbc Dario Bellini.

“La questione era già stata sollevata dal sottoscritto e dallo stesso progettista Ferracci durante i lavori della commissione urbanistica del 4 giugno scorso – spiega il consigliere Bellini – ma il consigliere Belvisi e l’assessora Muzio avevano replicato spiegando che era tutto a posto perché esisteva un parere ‘pro veritate’, che si è poi appreso essere quello del 2013 dell’avvocato Di Leginio. Il Tar però avvalora tutt’altra tesi, dimostrando nei fatti che la questione non è affatto risolta. In realtà, dal momento che le decisioni giurisdizionali continuano a stratificarsi, si dovrebbe procedere non con una variante di ciò che oggi non esiste per effetto di due decisioni del Tar e del Consiglio di Stato, ma sviluppare piuttosto una nuova pianificazione. Nel parere dell’avvocatura si ammette infatti la rilevanza erga omnes della sentenza del Tar che ha annullato il piano adottato del ’78 e quello approvato con delibera del Consiglio comunale del 1980. La delibera che applica il Comune, risalente al 1983, è una mera rettifica che, secondo la stessa sentenza del Tar del 1987 è da ritenersi caducata per effetto dell’annullamento del presupposto piano adottato”.

“Il timore insomma – conclude Bellini – è che, continuando a sottostimare in ogni occasione gli avvertimenti delle opposizioni, si stia facendo un altro pasticcio oltre quello creato con il nuovo sequestro giudiziario del palazzo Malvaso o quello ancora più recente della perequazione, o quello legato alla disciplina degli usi temporanei che si pretende possano durare 12 anni. Insomma, volendo procedere, anche in questo caso, ad ogni costo alla revisione di un Ppe che non esiste, si rischia di esporre l’ente a contenziosi e ulteriori guai giudiziari che sarebbe invece il caso di evitare.

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