Perde un braccio e viene abbandonato, Stefanelli: “Azione sinergica contro il caporalato”

"Quello di ieri è un fatto gravissimo, sintomo di un problema latente, che esplode ora per la brutalità dei fatti"

La notizia di ieri del grave incidente del lavoro in cui un giovane indiano ha perso un braccio e riportato numerose ferite apre il dibattito sulla situazione dei lavoratori stranieri della provincia pontina. Il Presidente della Provincia di Latina Gerardo Stefanelli ha così commentato: Il caso del lavoratore indiano apre una pagina triste sul lavoro sommerso che purtroppo ancora attanaglia la nostra Provincia.

Nelle terre dell’Agro Pontino, dove da decenni l’agricoltura è l’attiva primaria, appare ancora evidente come la mancata regolarizzazione della manodopera, in gran parte straniera, sia un fenomeno da indagare e affrontare senza ideologismi di sorta.

Quello di ieri è un fatto gravissimo, sintomo di un problema latente, che esplode ora per la brutalità dei fatti e le modalità con cui, il povero lavoratore, è stato abbandonato senza i dovuti soccorsi.

Da qui, oltre agli accertamenti degli organi proposti, si aprirà un’amara ed inevitabile riflessione sulle tutele da attuare per tutti quei lavoratori, che, ancora oggi, non godono di quei diritti fondamentali che la sicurezza e la salute sul lavoro richiedono. Spero che, finito il frastuono dei titoli che un caso come questo solleva, si inizi un dialogo tra istituzioni per mettere in campo azioni concrete contro un tipo di lavoro che non può essere più accettato. I continui casi di cronaca, le premature morti e gli incidenti invalidanti come questi, ci dimostrano ancora una volta come manchi nel nostro Paese una cultura della sicurezza sul lavoro.

È compito delle istituzioni non solo introdurre tutti gli strumenti necessari, ma farsi promotori di azioni virtuose, che incentivino e guidino enti, privati e cittadini. Non possiamo permetterci altre vittime sul lavoro, né il diffondersi dell’idea che si possa ancora lavorare nell’assenza di tutele e diritti. 

Noi, come Provincia, nei mesi scorsi, richiamando i tragici fatti di cronaca di Firenze, avevamo riacceso l’attenzione sul Protocollo di Intesa con sindacati e ditte edili a controllo e tutela del lavoro sui cantieri edili nelle opere pubbliche della nostra centrale di committenza. Uno strumento consigliato e indirizzato ai comuni, che in breve tempo è stato accolto e recepito dalle amministrazioni che hanno scelto di sottoscriverlo, creando una rete di controllo sugli appalti pubblici che mira a salvaguardare i lavoratori e combattere ogni forma di lavoro in nero attraverso la raccolta delle presenze in cantiere. Questo per dimostrare che, le istituzioni, nel loro piccolo possono contribuire ad innescare sistemi di controllo utili, dando una risposta chiara a un vecchio modo di intendere il lavoro, sempre più deleterio e preoccupante con i numeri alla mano delle vittime.

Il mondo dell’agricoltura, come quello agricolo, accoglie purtroppo ancora troppi lavoratori “in nero”, non regolarizzati. Ecco perché serve un’azione sinergica per un’inversione di mentalità che promuova e diffonda la cultura della sicurezza, che tema più il danno alla persona che le conseguenze penali, che azzeri le differenze informative sul sistema previdenziale e contributivo e sia lo strumento per una rinnovata centralità delle istituzioni su questi temi.

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