‘Nel nome della bellezza’: Luigi Caiafa spiega la rivoluzione estetica di Winckelmann

È la bellezza e l’armonia il tema al centro del dibattito nella rassegna ‘Incontri a Borgolago’ venerdì 6 settembre

La bellezza, quella classica, armoniosa, quella serena, che è tempesta dentro ma non fuori: il forte contrasto tra tempestas e tranquillitas con al centro la figura di Johann Joachim Winckelmann, fondatore della storia dell’arte moderna e padre dell’archeologia classica, spiegata da Luigi Caiafa nel libro ‘Nel nome della bellezza’ è il tema dell’ultimo incontro della rassegna ‘Incontri a Borgolago’, che si terrà venerdì 6 settembre ore 18.30 presso la Proprietà Scalfati in via Casali di Paola, 6 a Sabaudia, e che sarà moderato dal giornalista e scrittore Gian Luca Campagna.

Nel dicembre 1763, nella tipografia reale di Dresda, comparve un libro che avrebbe segnato una svolta epocale nel mondo occidentale. Il titolo era ‘Geschichte der Kunst des Alterthums’ (Storia dell’arte nell’antichità), il nome dell’autore Johann Joachim Winckelmann, fondatore della storia dell’arte moderna e padre dell’archeologia classica. Le sue opere faranno il giro del mondo e, oltre a influenzare i maggiori artisti del tempo, da Mengs a David, fino a Canova e Thorvaldsen, inaugureranno un nuovo modo di intendere l’arte quale presupposto fondamentale nella storia delle civiltà. Attingendo a numerose fonti, fra cui lettere, documenti e fondi d’archivio, l’autore racconta la straordinaria e miracolosa parabola di un genio del Settecento che, sullo sfondo dell’Europa dei Lumi, del Grand Tour, delle grandi scoperte archeologiche a Pompei ed Ercolano e della nascita dei primi musei, ha lasciato dietro di sé un’eredità culturale che ancora oggi non smette di condizionare il nostro modo di intendere la bellezza.

Considerato uno fra i massimi teorici ed esponenti del neoclassicismo, Winckelmann sostenne un’arte basata sul senso dell’armonia, su una «nobile semplicità e quieta grandezza»: i suoi ideali ebbero vastissima eco nella cultura del tempo, soprattutto nelle arti figurative, influenzando artisti come Canova, Mengs, David.

«La generale e principale caratteristica dei capolavori greci è una nobile semplicità e una quieta grandezza, sia nella posizione che nell’espressione. Come la profondità del mare che resta sempre immobile per quanto agitata ne sia la superficie, l’espressione delle figure greche, per quanto agitate da passioni, mostra sempre un’anima grande e posata.»

Si tratta questo di un principio fondamentale al quale si adeguerà ogni futura opera neoclassica. Secondo Winckelmann, infatti, pur essendo più semplice riconoscere l’anima nelle «forti passioni», essa è grande e nobile «solo in istato d’armonia, cioè di riposo». Pertanto, un’opera neoclassica deve essere aliena da qualsiasi impulso o conflitto interiore, così da comunicare le sensazioni in modo misurato ed equilibrato. Questa «quieta grandezza» viene richiamata soprattutto attraverso la posa scelta dall’artista per raffigurare il soggetto: è per questo motivo che pose bizzarre, focose, scomposte vanno evitate in favore di espressioni semplici in grado di restituire una sensazione di grandezza e di armonia, una «nobile semplicità» per l’appunto.

Ed è questo unoi dei punti su cui verterà l’incontro di Luigi Caiafa: per sottolineare il contrasto tra tempestas e tranquillitas Winckelmann riprese l’immagine del mare in burrasca: per quanto possa essere agitata la superficie del mare, infatti, le sue profondità saranno sempre immobili. In egual maniera, il soggetto di un’opera neoclassica, seppur scosso da una travolgente forza drammatica, deve riuscire a riequilibrare i propri travagli interiori così da mostrare un animo «grande e posato».

Sono tre, in particolare, le statue greche che secondo Winckelmann più si accordano a una tendenza alla «nobile semplicità» e a una «quieta grandiosità»: sono l’Antinoo, l’Apollo del Belvedere e il Laocoonte. A suo giudizio, nell’Antinoo è «riunito tutto ciò che è sparso nell’intera natura»; l’Apollo del Belvedere, invece, «rappresenta il più alto ideale artistico fra tutte le opere dell’antichità sfuggite alla distruzione» ed è utile per «formarsi un’idea che superi le proporzioni più che umane di una bella divinità». La statua del Laocoonte, invece, fu particolarmente apprezzata da Winckelmann poiché rivela meglio di tutte una «nobile semplicità e quieta grandezza», grazie alla posa di Laocoonte che, seppur soffocato dai serpenti, riesce a comunicare le proprie atroci sofferenze in modo equilibrato, rimandando a uno stato di grazia.

Luigi Caiafa è nato a San Marco in Lamis, nell’entroterra garganico. È archeologo, storico dell’arte antica, assistente bibliotecario e grafico editoriale. Appassionato di storia e letteratura, collabora con diversi istituti di ricerca italiani e internazionali. ‘Nel nome della bellezza’ è il suo esordio letterario.

Incontri a Borgolago è una rassegna nata in nome del thin tank con la sinergia e collaborazione tra Anna Scalfati, giornalista, Francesco Giubilei, editore, e Gian Luca Campagna, giornalista e scrittore. Gli incontri sono a ingresso libero.

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