Nei boschi dei Lepini per portare l’acqua agli animali selvatici: l’iniziativa dei cacciatori di Roccagorga

Protagonisti dell'iniziativa i soci del Circolo Libera Caccia di Roccagorga. Hanno approntato dei punti di ristoro nei boschi del Lepini

Una iniziativa che non ti aspetti. O almeno non te l’aspetti se non sei a conoscenza di cosa significa fare parte di una associazione di cacciatori. Il Circolo Libera Caccia di Roccagorga si è fatto promotore, in questi giorni, di una iniziativa che può sembrare singolare. I suoi associati, col presidente Vincenzo Mazzocchi in testa, si sono recati nei luoghi che in genere frequentano armati, per posizionare alcuni abbeveratoi in modo da permettere agli animali di poter avere acqua nonostante il caldo e la siccità.

“Abbiamo pensato di aiutare gli animali che molto provati dalla siccità – dice proprio il presidente Mazzocchi – Nelle nostre zone, purtroppo, in questo periodo tutti i fossi e le fonti d’acqua sono in secca. Ci siamo quindi rimboccati le maniche mappando le zone nelle quali la scorsa primavera abbiamo aiutato coppie di fagiani e lepri a riprodursi. Visto che, da informazioni ricevute dai contadini, la riproduzione è andata bene, abbiamo pensato di aiutare questi selvatici portando acqua dove ormai è sparita per via della siccità”.

Le iniziative a salvaguardia degli animali selvatici, messe in atto dal Circolo Libera Caccia di Roccagorga, stanno dando i propri frutti quindi, come conferma lo stesso Mazzocchi: “Pensiamo che oltre l’attività venatoria la conservazione e la riproduzione della selvaggina devono viaggiare con la stessa importanza. I complimenti ricevuti da contadini e proprietari terrieri che ci dicono di iniziare a rivedere la selvaggina del passato ci porta a continuare con tali iniziative”. Sono circa 30 i soci del circolo, età media sui 40-45 anni, per la maggior parte di Roccagorga, anche se non mancano associati di Sezze, Roccasecca e anche Cisterna.

Il lavoro, fatto soprattutto in primavera, per il ripopolamento delle aree faunistiche, è solo uno dei compiti che il circolo si è dato. La zona dei monti Lepini, infatti, sta progressivamente perdendo la sua connotazione di habitat faunistico: “Solo con il lavoro di noi volontari – conclude Vincenzo – si va a sopperire all’abbandono delle colture cerealicole fondamentali per il sostegno della fauna autoctona”.

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