Né stranieri né italiani, l’allarme per i cittadini sospesi figli dei migranti: “Diventano frustrati”

Link 2007 ha pubblicato un rapporto sui cittadini "sospesi", che devono aspettare i 18 anni per veder riconosciuta la cittadinanza italiana

Un contributo concreto all’approfondimento e al confronto: questa la prospettiva del documento ‘Né stranieri né italiani. Cittadini sospesi‘, pubblicato da Link 2007, rete che riunisce 15 tra le più importanti e storiche organizzazioni non governative italiane. La premessa, sottolinea il network presentando il contributo, è che “la crescente complessità delle sfide che la cooperazione allo sviluppo si trova ad affrontare richiede conoscenze e capacità di analisi, sinergie e complementarietà”. Nel testo si evidenzia che “il significato di Link 2007 è mettere in rete il patrimonio di organizzazioni che da decenni, nel dialogo con la società e le istituzioni, si impegnano contro la povertà, per lo sviluppo dei popoli e per un mondo più equo e più giusto”.

La tesi è che il 2025 sarà un anno cruciale per la riforma legislativa della cittadinanza in Italia. “La Corte costituzionale si è pronunciata per l’ammissibilità del referendum e il Parlamento potrebbe avviare l’esame delle numerose proposte di legge già presentate, focalizzate in particolare sul riconoscimento della cittadinanza ai molti giovani con origini migratorie che vivono in Italia e si sentono italiani” sottolinea Link 2007. È questo il contesto della nuova pubblicazione. “Attraverso dati, analisi e proposte, sviluppati da Nino Sergi, mira a stimolare una riflessione ampia e condivisa, capace di superare le divisioni ideologiche e di promuovere soluzioni inclusive per una questione che tocca il futuro di tanti giovani e del Paese stesso” sottolinea il network. “L’Italia affronta un declino demografico preoccupante: nel 2023 sono nati solo 379.890 bambini, a fronte di oltre 671.000 decessi; parallelamente, aumenta il numero di giovani con background migratorio nati o cresciuti in Italia, che ne frequentano le scuole e si considerano parte della comunità nazionale”.

Nell’analisi si sottolinea che “oltre il 65% degli studenti stranieri è nato in Italia, ma la normativa del 1992, basata sullo ius sanguinis, li considera stranieri”. Salvi i casi di naturalizzazione di un genitore, allora la cittadinanza è accessibile solo al compimento dei 18 anni, con procedure burocratiche che non facilitano.

“IL LIMBO IDENTITARIO”

Questi giovani vivono un limbo identitario” denuncia Link 2007: “Si sentono italiani ma non sono riconosciuti come tali. Questo alimenta frustrazione e distacco“.
A seguire un’analisi del quadro legislativo. “Negli anni sono state avanzate diverse proposte per modificare queste regole, che risalgono al secolo scorso” si sottolinea nel documento. “Lo ius culturae-ius scholae prevede la cittadinanza per chi completa un ciclo scolastico in Italia, sottolineando l’importanza del percorso educativo come strumento di integrazione; lo ius Italiae, introdotto recentemente, rafforza questa visione, riconoscendo che il sistema scolastico e culturale italiano contribuisce in modo decisivo alla costruzione di un’identità nazionale condivisa”.

C’è poi il piano economico e sociale, rispetto al quale il tema della cittadinanza è cruciale. “I lavoratori stranieri rappresentano il 10,1% della forza lavoro e contribuiscono per quasi il 9% al Pil italiano” sottolinea la rete delle ong. “Tuttavia, il senso di esclusione e il limbo identitario (che mortificano minori e adulti) rischiano di spingere anche molti giovani con background migratorio, formati in Italia, a cercare opportunità all’estero, privando il Paese di talenti e competenze preziose”.
Secondo Link 2007, “riconoscere la cittadinanza ai giovani con background migratorio non è solo una questione di giustizia, ma rappresenta un investimento strategico per il futuro del Paese“. Come affermato dal presidente Sergio Mattarella, evidenzia il network, “il contributo di queste generazioni arricchisce la comunità nazionale e rafforza la coesione sociale”.

Secondo gli autori del documento, “su questa materia i decisori politici possono, senza nemmeno troppe difficoltà, superare le divisioni ideologiche e riconoscere il ruolo di queste nuove generazioni per costruire una società più inclusiva e pronta ad affrontare le sfide future”. A fornire prospettive ed evidenziare obiettivi è anche Roberto Ridolfi, presidente di Link 2007: “Il documento ‘Né stranieri né italiani. Cittadini sospesi’ intende offrire dati, analisi e approfondimenti ben oltre quanto qui brevemente sintetizzato per promuovere un dialogo che favorisca punti di incontro e soluzioni condivise su una materia che non può essere affrontata con semplici ‘sì’ e ‘no’ ma deve conquistare la massima condivisione possibile, nella politica e nella società”. – Fonte Agenzia Dire www.dire.it –

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