Morte di Paolo Mendico, l’indagine si concentra su professori e compagni di scuola del 15enne

Al centro delle verifiche, gli episodi di bullismo che il ragazzo avrebbe subito nel contesto scolastico, con insulti e vessazioni reiterate

di Angela Nicoletti

Si concentra sul gruppo di compagni di classe e sul corpo docente dell’Istituto “Pacinotti” l’indagine avviata dalla Procura dei Minori di Roma in merito alla morte di Paolo Mendico, il quattordicenne di Santi Cosma e Damiano che si è tolto la vita meno di due settimane fa. Al centro delle verifiche, gli episodi di bullismo che il ragazzo avrebbe subito nel contesto scolastico, con insulti e vessazioni reiterate. Secondo quanto emerge, non solo i comportamenti di alcuni coetanei sarebbero finiti sotto la lente degli inquirenti, ma anche le presunte omissioni da parte degli insegnanti. La famiglia Mendico, assistita da un legale, accusa la scuola di aver sottovalutato segnali evidenti di disagio. Una versione dei fatti che però viene parzialmente smentita da alcuni docenti e dalla vicepreside dell’istituto, secondo i quali le criticità «non erano tali da far presagire un gesto estremo».

La preside del “Pacinotti”, pur ammettendo di essere a conoscenza di tensioni all’interno della classe, aveva parlato di «episodi gravi ma isolati», su cui «era stato avviato un percorso di monitoraggio». Tuttavia, secondo la famiglia, questi interventi non sarebbero stati sufficienti. Anche la figura della psicologa scolastica, con cui Paolo aveva avuto più colloqui, è finita al centro delle attenzioni: i report prodotti nei mesi precedenti non segnalavano particolari situazioni di pericolo.

Intanto, a Santi Cosma e Damiano, la comunità si prepara alla fiaccolata prevista per domani sera alle 20:00. Il silenzio della famiglia Mendico, che ha scelto di non rilasciare ulteriori dichiarazioni, si farà voce nel corteo. Attesa anche la partecipazione del vescovo. «Buon Viaggio Paolo» recita l’immagine condivisa sui social per invitare la popolazione a partecipare. Ma sempre online, soprattutto tra i commenti, si moltiplicano le accuse verso l’istituto e i suoi studenti, alimentando un clima di tensione e scontro. Uno dei segnali più inquietanti arriva da una testimonianza raccolta da un residente, Sergio, che avrebbe udito una frase agghiacciante da parte di alcuni ragazzi: «Ormai è morto, e ci cachi gliu c**z…». Parole che rivelano un disagio profondo, non solo individuale, ma collettivo.

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