L’erosione spacca la giunta e la maggioranza: opposizione all’attacco

"Il centrodestra boccia la linea delle opere rigide difese a spada tratta dagli assessori Addonizio e Di Cocco"

«Sul progetto di contrasto all’erosione costiera per cui il Comune rischia di perdere 5,5 milioni di finanziamento del CIPE, registriamo l’ennesimo fallimento della giunta Celentano, riconosciuto dagli stessi consiglieri di maggioranza». Lo sottolineano le forze di opposizione al termine del consiglio comunale che si è riunito questa mattina, su richiesta dalla stessa minoranza, dopo aver appreso solo dalla stampa dell’archiviazione della procedura di VIA da parte della Regione Lazio.

«La seduta – spiegano i consiglieri di Lbc, M5S, Pd e Per Latina 2032 – ha evidenziato una spaccatura tra organo esecutivo e di indirizzo: da un lato gli assessori Addonizio e Di Cocco, intenzionati ad andare avanti con il progetto per salvare la costa attraverso opere rigide da 28 milioni di euro, dall’altro la maggioranza che si è espressa in modo critico sulla soluzione aprendo invece all’opportunità di un ripascimento morbido. Una contrarietà quasi trasversale, di cui la giunta dovrebbe prendere atto».

La richiesta della seduta monotematica sulla questione arriva a più di un anno dall’ultima commissione dedicata. «In quella sede – afferma l’opposizione – saltammo dalle sedie apprendendo che il progetto di fattibilità da 6 milioni e mezzo di euro era diventato un intervento da 28 milioni di euro in fase di progetto definitivo. Incurante dei timori sollevati nella seduta, Di Cocco confermò la volontà di procedere con la rimodulazione del progetto e uno stralcio funzionale da 6,5 milioni».

Dopo un anno, arriva la notizia dello stop della Regione con il rischio di perdita del finanziamento da 5,5 milioni di euro. «Apprendiamo solo oggi dal progettista incaricato Migliorino, intervenuto da remoto, che l’archiviazione dipende dalla carenza progettuale relativa alla obbligatoria manutenzione da effettuare con il ripascimento morbido (la sabbia) laddove le opere rigide finiscono, ovvero da Capo Portiere a Rio Martino. Per individuare le cave sottomarine di sabbia necessaria serve uno studio da 620mila euro, cui va aggiunto circa un milione di euro per la movimentazione annuale delle sabbie».

«Sul progetto complessivo il Comune ha già alzato bandiera bianca e la responsabilità politica – sottolineano i consiglieri di opposizione – è degli assessori Addonizio e Di Cocco, che hanno accettato un incremento economico da 6,5 a 28 milioni di euro senza contestare nulla nel merito, producendo una delibera fumosa e carente di dati ufficiali per chiedere un’ulteriore rimodulazione del progetto per tornare a 6,5 milioni di euro, ma che produrrà un incremento della linea di costa di soli 10 metri anziché 30 come previsto nel progetto originale, dunque del tutto insufficiente ai fini di un ripristino della nostra spiaggia».

«Abbiamo inoltre bisogno di rendicontare l’opera entro il 31 dicembre 2025 – continuano – e ci permettiamo il lusso di perdere 3 mesi per rinominare i file degli elaborati. Tanto che la stessa Regione Lazio a un certo punto diffida il Comune ad accelerare i tempi di questa ‘semplice’ operazione».

Due gli scenari possibili ipotizzati dai consiglieri di minoranza: «O si torna al progetto iniziale del 2019, che prevedeva un intervento ambientalmente poco impattante con ripascimento morbido e ristrutturazione degli ultimi 3 pennelli, oppure ci si impone in Regione per avere garantito lo stanziamento di un milione di euro l’anno da utilizzare per il ripascimento necessario tra Capoportiere e Rio Martino oltre che i 620mila euro per identificare le cave di sabbia».

La seduta si è chiusa con l’impegno della maggioranza a portare il tema nelle commissioni competenti. «Un impegno che su tante questioni delicate arriva sempre a cose fatte e dietro nostro input» conclude l’opposizione.

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