“La casa di Paolo”, un simbolo di speranza e resistenza contro la mafia

In collegamento da remoto il racconto emozionante del fratello del Giudice assassinato ai ragazzi del Giulio Cesare di Sabaudia

La lettura del libro “La casa di Paolo” ha portato i ragazzi dell’Istituto Omnicomprensivo Giulio Celare di Sabaudia a un approfondimento sulla mafia e sul tragico massacro di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Questa mattina nell’aula consiliare gli studenti, alla presenza del vice sindaco Secci, dell’assessore Schintu, della dirigente scolastica Zannella e delle insegnanti, hanno avuto l’opportunità di ascoltare Salvatore Borsellino, il fratello di Paolo, in un collegamento emozionante.

Salvatore Borsellino ha condiviso ricordi dell’infanzia trascorsa con suo fratello Paolo, per poi affrontare il doloroso ricordo della strage di via d’Amelio. “Paolo è stato massacrato insieme alla sua scorta a soli 52 anni. Avevano sogni e speranze, tutte spezzate – ha raccontato il fratello di Paolo Borsellino -. Nostra madre mi ha sempre raccomandato di ricordare i nomi della scorta. Coloro che hanno perso la vita insieme a Paolo sono Agostino, Claudio, Vincenzo, Francesca e Eddy. Loro erano i cinque della scorta rimasti massacrati e che hanno sacrificato la loro vita insieme a mio fratello”. La perdita di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, assassinati a distanza di soli 57 giorni l’uno dall’altro, ha lasciato un vuoto incolmabile. “Uccidere Falcone senza Borsellino non sarebbe servito a nulla. Paolo sapeva che sarebbe stato ucciso anche lui e ha vissuto gli ultimi giorni della sua vita sempre a testa alta”. Salvatore Borsellino dopo la laurea in ingegneria ha lasciato Palermo e si è trasferito a Milano. “Sono trascorsi 50 anni da quando ho lasciato Palermo – ha aggiunto -. Ma quando mio fratello è stato ucciso, sono tornato a Palermo e il cuore mi si è stretto ripassando per le strade dove giocavamo da bambini”.

La farmacia della famiglia Borsellino è diventata un luogo di accoglienza per i giovani. Nella casa di Paolo, volontari dedicati aiutano i bambini provenienti da famiglie disagiate a studiare, offrendo loro non solo istruzione, ma anche amore e supporto. “La casa di Paolo vive grazie al volontariato – ha spiegato Salvatore Borsellino -. Non abbiamo molto spazio, ma ospitiamo famiglie bisognose. Anche se abbiamo solo una stanza con otto letti a castello, facciamo del nostro meglio per aiutare queste famiglie”. Le domande degli studenti rivolte a Salvatore Borsellino riflettono l’impatto del libro, di Sara Loffredi e Marco Lillo, e la sua importanza nel trasmettere la storia e il messaggio di speranza che La casa di Paolo rappresenta. La prefazione scritta proprio da Salvatore ha reso il volume ancora più significativo, rendendo possibile questo prezioso momento di condivisione e riflessione. A ringraziare Salvatore Borsellino per la disponibilità dimostrata, il giornalista Marco Lillo, la dirigente scolastica Miriana Zannella e i docenti per l’encomiabile iniziativa, sono stati il vice sindaco Giovanni Secci e l’assessore alla Pubblica Istruzione Pia Schintu.

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