Nelle ultime settimane i pediatri sono impegnati in prima linea per fronteggiare un deciso aumento dei casi di influenza che sta colpendo bambini e ragazzi. L’andamento stagionale sta confermando una diffusione particolarmente intensa del virus, con un numero molto elevato di accessi negli studi medici legati soprattutto a episodi di febbre alta.
Il quadro clinico più frequente è caratterizzato da un esordio improvviso con temperature che possono raggiungere anche i 39–40 gradi, talvolta difficili da controllare con i comuni farmaci antipiretici e destinate a persistere per diversi giorni. Alla febbre si associano spesso raffreddore, dolori muscolari diffusi, malessere generale e, in alcuni casi, disturbi gastrointestinali.
Molto comune è anche la tosse, che nella maggior parte dei casi interessa le alte vie respiratorie ed è legata allo scolo retronasale del muco. Si tratta di una tosse fastidiosa ma non profonda, che non richiede terapie invasive: risultano invece utili una corretta igiene nasale e l’uso di prodotti emollienti e lenitivi per le mucose. Una volta superata la fase febbrile, la tosse può persistere anche per una o due settimane a causa dell’azione irritativa del virus sulle vie respiratorie.
Particolare attenzione va riservata ai bambini più piccoli, ai lattanti, ai nati prematuri e ai soggetti fragili, per i quali è sempre opportuno un confronto tempestivo con il pediatra. In generale, il primo riferimento deve restare il pediatra di famiglia; nei giorni in cui l’attività ambulatoriale è sospesa, è raccomandato evitare accessi non necessari ai pronto soccorso e rivolgersi, se serve, agli ambulatori di continuità assistenziale pediatrica, come gli Ambufest.
Un dato che sta emergendo con chiarezza riguarda l’età dei pazienti: quest’anno l’influenza sta colpendo in modo significativo anche ragazzi tra i 12 e i 14 anni, una fascia che solitamente presenta una minore incidenza di forme influenzali.
A confermare la diffusione del virus sono anche i test diagnostici rapidi eseguiti negli studi pediatrici. In questo periodo, infatti, circolano contemporaneamente più virus respiratori, come Covid-19 e virus respiratorio sinciziale, che possono presentare sintomi simili. I test stanno però evidenziando come la maggior parte dei casi sia riconducibile all’influenza A, pur non essendo rare le coinfezioni.
Sta destando attenzione anche la diffusione della variante K del virus influenzale, che riesce in parte a eludere la protezione vaccinale, essendosi sviluppata successivamente alla formulazione dei vaccini. Nei soggetti vaccinati, tuttavia, la malattia tende generalmente a manifestarsi con sintomi meno severi e con una durata più contenuta.
In vista dei prossimi giorni, caratterizzati da un aumento delle occasioni di socialità e di incontro in vista del veglione di Capodanno, i medici invitano alla prudenza, soprattutto quando sono presenti bambini molto piccoli o persone vulnerabili. È consigliabile limitare il numero dei partecipanti agli incontri tra parenti e amici, evitare contatti con chi presenta sintomi respiratori evidenti, arieggiare frequentemente gli ambienti e mantenere una corretta igiene delle mani, misure semplici ma ancora fondamentali per contenere la diffusione del virus.