Non luogo a procedere per non aver commesso il fatto. È questo l’esito del processo sull’inchiesta “Crazy Cars” in corso di svolgimento a Latina. Oggi, davanti ai giudici, a comparire sono stati, tra gli altri, i due setini che, stando alle ricostruzioni, si sarebbero occupati di riscuotere il dovuto con metodi al limite dell’estorsione e della minaccia, oltre al reato di ricettazione che ha portato all’arresto di 9 persone nell’operazione condotta dagli agenti della Squadra Mobile di Latina e del commissariato di Cisterna di Latina insieme a dieci equipaggi dei reparti Prevenzione Crimine Lazio, Campania e Umbria.
In quella occasione furono sequestrati, nel corso di perquisizioni personali e domiciliari a carico degli indagati, conti correnti, beni mobili e immobili, società per un valore complessivo superiore ai 2 milioni di euro oltre a 5 Rolex, un Cartier, 50mila euro in contanti. Ma anche 150 grammi di marijuana e un bilancino di precisione e una pistola calibro 6,35 con matricola abrasa. I veicoli rubati, secondo quanto emerso nelle indagini, venivano procacciati con tanto di trasferte, e immessi in città in modo sistematico al termine di elaborare trattative con gli acquirenti, tutte comprovate da intercettazioni.
Tra gli imputati anche Mattia Italiani, all’epoca dei fatti 28enne, e Cristian Malandruccolo, 36 anni al momento dell’esito delle indagini. Dopo due anni, però, è arrivata la conclusione di questa brutta avventura e i due, entrambi difesi dall’avvocato Giancarlo Vitelli, hanno dimostrato la loro estraneità ai fatti convincendo il giudice a non procedere nei loro confronti.