Il 2 giugno si celebra in tutto il mondo il World Eating Disorders Action Day, una giornata dedicata alla sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare (DCA), patologie gravi ma spesso sottovalutate. In occasione di questa ricorrenza, la Fondazione Ananke di Villa Miralago rilancia il progetto “Terapia sospesa”, promosso dall’Associazione Ananke Family APS, per offrire sostegno concreto a chi non può permettersi le cure.
In Italia, si stima che oltre 3,5 milioni di persone convivano con disturbi alimentari come anoressia nervosa, bulimia, binge eating disorder e altri. Questi disturbi rappresentano una delle principali emergenze sanitarie e sociali tra gli adolescenti e i giovani adulti. Negli ultimi anni, anche a causa della pandemia, si è registrato un incremento fino al 30% dei casi. Parallelamente, si è abbassata l’età media di esordio, che oggi si aggira intorno ai 12-13 anni, con segnalazioni anche in bambini di appena 8 anni.
Nonostante la diffusione crescente, il sistema sanitario pubblico fatica a fornire risposte adeguate. Le strutture specializzate sono ancora troppo poche rispetto alla domanda, e i tempi di attesa per accedere ai servizi possono superare anche l’anno. In questo contesto, chi ha possibilità economiche cerca soluzioni nel privato, mentre molti altri restano in attesa, con il rischio che la patologia peggiori nel frattempo.
“Terapia sospesa”, un modello da replicare
Il progetto “Terapia sospesa” si propone di colmare questo divario, ispirandosi al gesto solidale del “caffè sospeso”: chi può, dona una terapia a chi non può permettersela. Le donazioni raccolte vengono interamente destinate a percorsi terapeutici erogati da professionisti qualificati su tutto il territorio nazionale. Il progetto ha già aiutato centinaia di pazienti e continua a crescere grazie al supporto di cittadini sensibili alla causa. Un modello che sarebbe opportuno seguire e replicare anche sul nostro territorio.
Nel solo 2023, in Italia, sono stati registrati 3.780 decessi legati a disturbi alimentari. Questi numeri confermano la gravità della situazione: i DCA sono oggi la prima causa di morte tra gli adolescenti, dopo gli incidenti stradali.
Il 2 giugno non è solo un giorno per ricordare, ma anche per agire: donare una terapia può diventare un gesto semplice ma decisivo, capace di cambiare — e salvare — una vita. In un momento storico in cui la sanità pubblica non riesce a coprire tutte le fragilità, la solidarietà diventa una vera e propria forma di cura.