Disturbi alimentari sempre più diffusi tra i giovanissimi, come riconoscere i segnali e chiedere aiuto

Secondo i dati del Ministero, l’anoressia nervosa rappresenta la patologia con il più alto tasso di mortalità tra le malattie psichiatriche

Anoressia, bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata non sono solo “problemi di peso”, ma vere e proprie malattie che coinvolgono corpo e mente. In Italia si stima che oltre 3 milioni di persone convivano con un disturbo del comportamento alimentare (DCA), con un aumento significativo tra i giovanissimi, soprattutto dopo la pandemia.

I disturbi alimentari possono colpire chiunque, ma si manifestano in prevalenza tra i 12 e i 25 anni. Secondo i dati del Ministero della Salute, l’anoressia nervosa rappresenta la patologia con il più alto tasso di mortalità tra le malattie psichiatriche, seguita dalla bulimia.

I segnali da non sottovalutare

Riconoscere precocemente i DCA è fondamentale per intervenire. Alcuni campanelli d’allarme sono:
• eccessiva attenzione al peso e alla forma fisica;
• restrizioni alimentari severe o abbuffate ricorrenti;
• comportamenti di compenso (vomito autoindotto, uso improprio di lassativi o attività fisica esasperata);
• sbalzi d’umore, isolamento sociale, perdita di interesse per le attività quotidiane;
• variazioni di peso rapide e non spiegabili.

Una malattia che nasce anche nella mente

Le cause sono multifattoriali: fattori biologici, predisposizione genetica, influenze culturali e pressioni sociali. I social network, con il bombardamento di modelli estetici irrealistici, hanno amplificato negli ultimi anni il rischio nei più giovani.

Genitori e insegnanti hanno un ruolo cruciale: non banalizzare i segnali, evitare giudizi sul corpo e sul cibo, incoraggiare il dialogo. L’intervento precoce può fare la differenza: maggiore è la tempestività della presa in carico, più alte sono le probabilità di guarigione.

Dove chiedere aiuto

Oltre al medico di base, prima interfaccia, esistono servizi territoriali dedicati ai disturbi alimentari, con équipe multidisciplinari (nutrizionisti, psicologi, psichiatri). Anche nel Lazio sono attivi centri specializzati ai quali famiglie e ragazzi possono rivolgersi per ricevere sostegno.

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