Dengue e altre arbovirosi, situazione e prevenzione nel punto dell’Istituto Superiore di Sanità. Dal 1 gennaio al 15 ottobre 2024, al sistema di sorveglianza nazionale risultano:
– 650 casi confermati di Dengue (456 associati a viaggi all’estero e 194 casi autoctoni, età mediana di 45 anni, 51% di sesso maschile e nessun decesso) Al 15 ottobre 2024, sono stati identificati diversi eventi di trasmissione locale del virus Dengue (DENV) in Italia:
mentre dal 1 gennaio all’8 ottobre 2024 risultano:
– 6 casi confermati di Zika Virus (tutti associati a viaggio all’estero, età mediana di 49 anni, 50% di sesso maschile e nessun decesso)
– 14 casi confermati di Chikungunya (tutti associati a viaggi all’estero, età mediana di 49 anni, 50% di sesso maschile e nessun decesso)
– 45 casi confermati di infezione neuro-invasiva – TBE (43 casi autoctoni e 2 associati a viaggi all’estero, età mediana di 54 anni, 69% di sesso maschile e due decessi)
– 82 casi confermati di Toscana Virus (tutti autoctoni, età mediana di 53,5 anni, 68% di sesso maschile e nessun decesso).
Per maggiori informazioni è possibile consultare la dashboard dedicata dell’ISS. Riguardo i dati forniti dalla sorveglianza integrata del West Nile e Usutu virus, il bollettino settimanale riporta che al 19 settembre salgono a 382 i casi nell’uomo segnalati in Italia e 13 i decessi dall’inizio della sorveglianza, partita a maggio.
Prevenzione dell’esposizione ai vettori
Per il momento il principale strumento preventivo contro la diffusione delle arbovirosi è la riduzione dell’esposizione ai vettori durante il periodo favorevole alla trasmissione. Per quanto riguarda le zanzare è consigliabile proteggersi dalle punture ed evitare che possano riprodursi facilmente:
– usando repellenti e indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe, quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto
– usando delle zanzariere alle finestre e soggiornando in ambienti climatizzati
– svuotando di frequente i contenitori con acqua stagnante (per esempio, secchi, vasi per fiori e sottovasi, catini, bidoni, ecc.) e coprendo quelli inamovibili
– cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali
– svuotando le piscinette per i bambini quando non sono usate.
Domande frequenti sul virus Dengue
Che cos’è il virus Dengue?
Il virus dengue (DENV), è uno dei membri del genere Orthoflavivirus, appartenente alla famiglia Flaviviridae. Il virus si trasmette all’uomo, che rappresenta l’ospite principale, attraverso la puntura di zanzare infette del genere Aedes, principalmente Aedes aegypti (non presente in Italia) e Aedes albopictus (zanzara tigre). Sono noti 4 sierotipi distinti di virus Dengue ed è possibile infettarsi più volte con sierotipi diversi. La successiva reinfezione con un sierotipo diverso espone al rischio di sviluppare una malattia grave ad esito potenzialmente fatale.
Perché se ne parla?
Nel 2023 sono stati riportati più di 6 milioni casi e più di 6000 morti per dengue in 92 paesi/territori in tutto il mondo (https://www.ecdc.europa.eu/en/dengue-monthly). A livello globale, le Americhe risultano essere le più colpite, con importanti epidemie dovute alla circolazione di tutti e 4 i sierotipi. Anche nel 2024, in particolare in Brasile e Argentina, sono documentate decine di migliaia di infezioni da DENV, questo ha portato le autorità italiane ad alzare il livello di vigilanza in porti e aeroporti.
Qual è la situazione in Europa e in Italia?
Nell’Europa continentale (escludendo territori in zone endemiche per DENV), i primi casi di dengue autoctoni, non associati a viaggi in paesi endemici, sono stati rilevati a partire dal 2010 in Croazia e Francia. Nel 2023 sono stati documentati contemporaneamente diversi episodi di trasmissione autoctona in tre paesi membri dell’Unione Europea con oltre 100 casi segnalati di infezione umana: in Francia (43 casi in 8 cluster), Spagna (3 casi) e Italia (82 casi in almeno 4 cluster). In Italia, come nel resto d’Europa, la dengue è presente principalmente come malattia di importazione associata a viaggi (nel 2023 in Italia sono stati notificati 280 casi confermati di infezione associati a viaggi internazionali a fronte degli 82 autoctoni). Nel 2024 è stato registrato un numero particolarmente elevato di infezioni contratte all’estero e diversi casi e focolai di infezione autoctona. È importante rafforzare la consapevolezza generale del rischio che rappresenta questo patogeno, in particolare quando ci si reca in luoghi in cui la probabilità di contrarre questa malattia è più elevato. Dall’altro è rilevante per gli operatori sanitari essere consapevoli che si possono verificare focolai di DENV in Italia in modo da considerarne la possibilità nell’ambito del processo diagnostico.
Posso capire di aver contratto il virus Dengue dai sintomi?
Sebbene in alcuni casi determina delle conseguenze cliniche molto gravi, l’infezione da virus dengue può presentarsi in forma asintomatica o con sintomi lievi e/o molto aspecifici (febbre accompagnata da mal di testa acuti, dolori attorno e dietro agli occhi, forti dolori muscolari e alle articolazioni, nausea e vomito, irritazioni della pelle). Quindi è necessario un esame di laboratorio specifico (isolamento/molecolare/antigenico/sierologico con evidenza di siero conversione o neutralizzazione) per confermare una infezione.
Quando devo fare il test?
– Se si è rientrati da un viaggio in un paese in cui il virus è endemico e si hanno sintomi compatibili con l’infezione
– Se si è in un’area in cui c’è stato un caso confermato del virus e si hanno sintomi compatibili con l’infezione
– Se si viene individuati come contatto stretto di un caso confermato nel corso delle indagini epidemiologiche, anche in assenza di sintomi
Perché è importante diagnosticare una infezione da virus dengue?
La conferma o smentita di una infezione da virus dengue avviene solo tramite esami di laboratorio specifici (isolamento/molecolare/antigenico/sierologico con evidenza di siero conversione o neutralizzazione) ed è importante per due motivi:
– Per monitorare clinicamente la persona che ha contratto l’infezione e per identificare precocemente segnali di un peggioramento clinico tipico delle forme più gravi di dengue.
– Anche nei casi asintomatici o con pochi sintomi, la conferma di una infezione è importante per adottare consapevolmente comportamenti che diminuiscano significativamente rischio di esposizione alle zanzare. Infatti una persona con presenza di virus dengue nel sangue (viremica) se punta da una zanzara tigre può infettarla e questa, a sua volta, pungendo un’altra persona può avviare o amplificare la trasmissione dell’infezione nel nostro paese.
Cosa rischia chi viene infettato? Ci sono cure o vaccini?
Il periodo di incubazione va dai 3 ai 14 giorni mentre il periodo medio di incubazione è di 4-7 giorni. L’infezione può essere asintomatica in più del 50% dei casi o caratterizzata da una malattia febbrile moderata, la febbre da dengue (DF), fino ad arrivare, in circa il 5% dei casi sintomatici, alle forme più gravi. Il tasso di mortalità può infatti variare da meno dell’1% fino a circa il 10-15 % nelle forme gravi. Pur rappresentando un’intensa area di ricerca scientifica e sperimentazione, non è disponibile una terapia antivirale specifica autorizzata, ovvero in grado di inibire la replicazione di DENV nell’individuo infetto. La cura dei malati sia nelle forme lievi che in quelle più severe, si basa quindi su terapie sintomatiche e di supporto. Per quanto riguarda la prevenzione, a livello globale, sono ad oggi disponibili sul mercato, dopo molti anni di ricerche, sperimentazioni e trial clinici, due vaccini tetravalenti formulati con virus vivi attenuati, i cui nomi commerciali sono DENGVAXIA e QDENGA; solo quest’ultimo è commercializzato in Italia e viene utilizzato nell’ambito della medicina dei viaggi.
Come funziona la sorveglianza?
In Italia, la sorveglianza per virus dengue è attiva tutto l’anno e non solo per eventuali casi trasmessi sul nostro territorio ma anche per la sorveglianza di casi contratti in paesi endemici/epidemici per questa malattia. La trasmissione in Italia dipende dall’attività del vettore che è in grado di trasmettere l’infezione all’uomo. Il periodo in cui questa attività è più elevata, e quindi è più possibile la trasmissione, è dalla primavera all’autunno. Per questo motivo la sorveglianza viene intensificata in questi mesi. Le misure di contrasto sono definite in Italia da un piano nazionale Piano Nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi) pubblicato dal Ministero della Salute che prevede attività di comunicazione, formazione, sorveglianza, prevenzione della trasmissione tramite sostanze biologiche di origine umana (sangue, emocomponenti, cellule, tessuti, organi) e contrasto al vettore.