Data center indispensabili ed energivori, ma anche leva di sostenibilità se gestiti in un ciclo combinato che va dal recupero di calore al riciclo dei Raee, i famigerati e preziosi rifiuti elettronici. In uno scenario di pieno sviluppo, una loro applicazione integrata, solo per l’Italia, consentirebbe un risparmio complessivo di 5,7 milioni di tonnellate di CO2 l’anno, con un beneficio economico stimato di circa 1,7 miliardi di euro. Una miniera d’oro insomma. La crescita del PIL nazionale al 2035 potrebbe arrivare al 6%– con la creazione di 77 mila posti di lavoro– fino ad arrivare al 15% con 150 mila nuovi occupati. E’ la pista di lavoro e la speranza tracciata dal Position Paper “L’Italia dei data center. Energia, efficienza, sostenibilità per la transizione digitale” realizzato da Teha Group in collaborazione con A2A, presentato oggi, nell’ambito della 51ma edizione del Forum di Cernobbio, da Roberto Tasca, presidente di A2A, Renato Mazzoncini, amministratore delegato e direttore generale di A2A e Lorenzo Tavazzi, senior partner e board member di Teha Group.
Trasformare gli impianti energivori in alleati della sostenibilità urbana
La rapida espansione della connettività e l’adozione su larga scala di tecnologie digitali (cloud, IoT e Intelligenza Artificiale) stanno generando una crescita senza precedenti nella domanda di dati da gestire ed elaborare, rendendo i data center infrastrutture strategiche per la competitività e la transizione digitale. La sfida è riuscire a trasformare impianti altamente energivori (nel 2035 potrebbero raggiungere il 4% dei consumi elettrici globali, il 13% in Italia) in alleati della sostenibilità urbana. Nel mondo si contano 10.332 data center, di cui più di 2.200 in Europa. L’Italia si posiziona al 13esimo posto con 168 strutture: la Lombardia emerge come polo strategico in rapida crescita, con Milano che concentra il 46% della potenza nazionale, già davanti a città come Madrid e Zurigo. Quattro le leve strategiche di efficienza individuate dalla studio Teha per A2A per garantire uno sviluppo sostenibile dei data center: recupero di calore, utilizzo di aree brownfield per nuovi impianti, Power purchase agreement per rinnovabili e valorizzazione dei Raee. Il solo recupero del calore di scarto dei data center potrebbe alimentare le reti del teleriscaldamento coprendo il fabbisogno termico di circa 800.000 famiglie, evitando l’emissione di 2 milioni di tonnellate di CO2, pari a oltre il 5% delle emissioni degli attuali consumi residenziali. Il risparmio equivale a quello generato dall’installazione di 2,3 milioni di pompe di calore, circa il 55% del parco installato al 2024.
Forte crescita della percentuale della popolazione connessa a internet
“Oggi oltre la metà delle richieste di connessione alla rete elettrica nazionale risulta concentrata in Lombardia“, ha commentato Tasca. “Per questo A2A può contribuire con le sue infrastrutture e il suo know how alla crescita equilibrata di questi hub digitali”. Di “occasione unica per un Paese che vuole rafforzare la propria competitività digitale ed economica” ha parlato Mazzoncini, mentre Tavazzi ha ricordato che “solo tra febbraio e agosto di quest’anno sono state presentate 67 richieste di connessione per una capacità totale di 15 GW, un valore del 60% superiore alla capacità delle richieste presentate nel quinquennio 2019-2023 (9,1GW)”. A livello mondiale, la percentuale della popolazione connessa a Internet è passata dal 15,6% nel 2005 al 67,6% nel 2024, oltre 4 miliardi di nuovi utenti. Questo aumento del traffico è alimentato dall’espansione di tecnologie emergenti come l’Intelligenza Artificiale (AI), l’Internet of Things (IoT), e i servizi di cloud computing, che stanno cambiando radicalmente il panorama digitale globale. Nel 2024, la Data Economy italiana vale 60,6 miliardi di euro, pari al 2,8% del PIL. Se l’Italia riuscisse a raggiungere i best performer tra i Paesi europei, come Estonia, Finlandia e Paesi Bassi, conclude Teha, questo valore potrebbe salire a 207 miliardi di euro entro il 2030. – Fonte Agenzia Dire www.dire.it –