Cori e l’Anpi omaggiano Amerigo Sterpetti, primo caduto della Polizia di Stato nella lotta di liberazione

Il sindaco Mauro De Lillis durante la cerimonia nel chiostro di Sant’Oliva: "Anche una strada in città sarà presto a suo nome"

Il 9 settembre 1943, a soli 21 anni, moriva per mano nazista il corese Amerigo Sterpetti, primo caduto della Polizia di Stato nella lotta di liberazione durante la battaglia di Roma. Cori e l’Anpi hanno reso omaggio alla sua figura e alla sua storia nel chiostro di Sant’Oliva, in un incontro sentito e partecipato, cui era presente anche il commissario capo, Stefano Cilli, della questura di Latina. Ad aprirlo Teresa Pampena, presidente Anpi provinciale Latina, ricordando i nomi dei dieci partigiani coresi, come risulta dalle schede ministeriali, che hanno preso parte alla Resistenza. “A Cori – ha detto poi – noi teniamo molto e lo dico sottolineando il bisogno di sostenere la memoria per sostenere i valori democratici e la nostra Costituzione. Voglio inoltre rimarcare che non è vero che nei nostri territori non ci fu la Resistenza, purtroppo però spesso le storie non vengono trascritte, rischiando di andare perdute”. “Sostenere l’Anpi – ha affermato a sua volta il sindaco di Cori, Mauro De Lillis – quale simbolo della memoria vivente della Resistenza in Italia è ora più importante che negli anni passati, perché la memoria degli italiani è tante volte posta a rischio. Mi sento quindi più che mai, come italiano, di supportare la vostra associazione. E possiamo dire che, anche grazie al ricordo di Amerigo Sterpetti, che dopo lo spartiacque dell’8 settembre si schierò subito dalla parte della libertà morendo il 9 settembre 1943, a 21 anni, Cori potrà avere una sua sezione Anpi. C’è una targa che ricorda Amerigo nei pressi dell’abitazione della famiglia – ha inoltre aggiunto il primo cittadino – per lo più per volontà degli stessi familiari, dovevamo invece istituzionalizzare il riconoscimento della sua figura e lo faremo anche con l’intitolazione di una strada cittadina a suo nome. L’amministrazione lavorerà di concerto con la famiglia in tal senso”.

A tracciare la storia di Amerigo Sterpetti è intervenuto Vittorio Berti, presidente della sezione Anpi ‘Maurizio Giglio – appartenenti Polizia di Stato’: già operativo nel corpo dell’esercito, Amerigo Sterpettichiede di arruolarsi inuno dei corpi d’élite, con addestramento ed equipaggiamento speciali,la P.A.I.(Polizia dell’Africa Italiana); quest’ultima viene dislocata a Roma per presidiare la città e ad agosto, all’epoca del secondo bombardamento su Roma (San Lorenzo) prima quindi dell’8 settembre, già avviene uno scontro a fuoco con un gruppo di nazisti; la notizia dell’armistizio raggiunge Amerigo mentre è a casa della sorella Ada, che lo invita alla prudenza, ma lui sente il richiamo della divisa che indossa e raggiunge i colleghi in prossimità del centro; un plotone di paracadutisti tedeschi ferma il battaglione di cui fa parte Amerigo all’incirca all’altezza dell’Eur e inizia a trattare, in realtà i tedeschi stanno solo prendendo tempo per rafforzare il proprio numero e all’improvviso, quando la loro forza è soverchiante, attaccano gli italiani; Amerigo viene colpito alla testa e poi finito a colpi di baionetta. “La Tribuna Illustrata, rivista popolare in un’epoca in cui non esisteva il televisione, ne fece una copertina – ha raccontato Berti – e lo Stato gli riconobbe una delle massime onorificenze, la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Al sacrario della Polizia di Stato – ha aggiunto – sono riportati i 2.500 caduti in servizio e Amerigo è lì con la sua targa. È importante raccontare queste storie, che a scuola sui libri non si studiano, coltivare la memoria significa farla crescere anche conoscendo le storie e trasmettendole. Nostro compito è tenerle vive”. Non poteva mancare il ricordo personale e familiare portato con commozione da Sabrina Pistilli, nipote di Amerigo Sterpetti, che ha rammentato sua nonna, “donna di grande coraggio che partì su un carro con dei sacchi di iuta, avvolse il corpo del figlio e lo riportò a Cori, dove è sepolto nella tomba di famiglia. Noi – ha detto – siamo cresciuti con il dolore di una madre che, anche se ha undici figli, pensa a quello che non c’è più”.

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