Melanoma metastatico, approvata la prima terapia cellulare con i TILs: cosa sappiamo

I linfociti estratti dal tumore vengono moltiplicati in laboratorio e poi iniettati nel malato. Così è possibile controllare la malattia

Estrarre le proprie cellule immunitarie che stanno combattendo il tumore, moltiplicarle in laboratorio e iniettarle nuovamente nella persona sperando che questo esercito rinforzato possa controllare al meglio la malattia. E’ questa la strategia dei TILs, acronimo di tumour-infiltrating lymphocyte, utilizzata per trattare il melanoma metastatico resistente a tutte le possibili terapie oggi disponibili. Negli Stati Uniti l’FDA ha da poco approvato lifileucel, la prima terapia cellulare TILs nei tumori solidi. Un grande passo avanti che non deve però illudere: la cura, oltre ad essere estremamente costosa, è caratterizzata da importanti effetti collaterali e può essere utilizzata solo negli individui che non hanno tratto alcun beneficio dall’utilizzo dell’immunoterapia.

L’immunoterapia nel melanoma

Nella lotta al cancro l’ultimo decennio è stato segnato dall’avvento dell’immunoterapia. Grazie a questo approccio -che prevede la stimolazione del sistema immunitario affinché riconosca ed elimini il più possibile il tumore- diverse forme tumorali possono essere affrontate con grande successo. Nel melanoma metastatico questa strategia ha cambiato radicalmente l’aspettativa di vita: se alla diagnosi la mediana di sopravvivenza era di nove mesi, oggi con l’ultima combinazione di immunoterapici approvati (ipilimumab più nivolumab), il 48% delle persone è viva a 7 anni e mezzo dalla diagnosi

L’utilizzo dei TILs

L’immunoterapia, però, non funziona in tutti i pazienti. Ecco perché sono tante le sperimentazioni in atto per cercare di migliorarne l’efficienza o trovare possibili alternative. Una di queste prevede l’utilizzo dei TILs. La tecnica consiste nel prelievo dell’infiltrato tumorale, ovvero l’insieme di quelle cellule del sistema immunitario che tentano di attaccare la malattia senza però riuscirci in maniera efficiente a causa di svariati motivi. L’idea dei ricercatori è quella di prelevare le cellule che presentano una maggiore attività antitumorale per moltiplicarle in laboratorio e poi infonderle nel paziente in modo tale da fornirgli “forze fresche” per combattere la malattia.

I risultati

L’utilizzo dei TILs nel melanoma metastatico è in fase di studio da diverso tempo. Al congresso ESMO 2022, furono presentati dei dati importanti sull’efficacia del trattamento nel controllare la malattia in quei pazienti che non avevano tratto beneficio dall’utilizzo dell’immunoterapia. Ora, in seguito ad ulteriori sperimentazioni, l’FDA statunitense ha approvato l’utilizzo di lifileucel sulla base di un trial clinico che ha visto la partecipazione di 76 individui in cui si erano esaurite tutte le possibili terapie somministrabili. Negli individui trattati, il 31% ha tratto beneficio dalle terapie: tra questi, oltre la metà ha mantenuto una progressione libera da malattia -ovvero il tempo che intercorre tra il trattamento e la ripresa della malattia- per almeno sei mesi dopo; il 47,8% ha mantenuto la risposta positiva per almeno nove mesi; il 43,5% ha continuato a non mostrare progressione del tumore per almeno un anno e il 42% oltre i 18 mesi. Risultati importanti, ottenuti su pazienti che non avevano più alcuna possibilità di cura, che ha indotto l’FDA ad approvare il trattamento.

I limiti nell’utilizzo delle TILs

Attenzione però a pensare che la terapia TILs sia così accessibile nonostante l’approvazione. Al di là dei costi -negli USA il trattamento ha un costo di oltre 500 mila dollari- ci sono diversi aspetti che limiteranno l’accesso a questa terapia. Il primo riguarda le tempistiche: dal prelievo alla produzione del “farmaco” occorre circa un mese, tempo prezioso per un malato di cancro al IV stadio. Il secondo riguarda la tossicità del trattamento: per ricevere i TILs occorre prima sottoporsi ad un ciclo di chemioterapia utile a “far spazio” alle cellule che verranno iniettate. In seguito alla chemioterapia, per meglio attivare i TILs, è prevista la somministrazione di interleuchina-2, una molecola attivatrice del sistema immunitario che può causare importanti danni, decesso incluso. Ecco perché ad oggi l’eventuale utilizzo di questa strategia, in attesa di migliorare l’efficacia e ridurre la tossicità, viene riservato ad individui in buono stato di salute nonostante la malattia. 

Non solo TILs

Quello dei TILs non è però il solo approccio utilizzato nel tentativo di curare il melanoma in quei pazienti che non rispondono efficacemente alle cure disponibili. Oltre al filone relativo all’utilizzo combinato dell’immunoterapia con i vaccini a mRNA, sono in corso sperimentazione alcuni approcci che mirano a modificare il tumore per poterlo rendere visibile al sistema immunitario. Uno di questi -promosso dal gruppo di ricerca del professor Michele Maio, direttore del Centro di Immuno-Oncologia presso l’ospedale Santa Maria alle Scotte e presidente di Fondazione NIBIT- prevede la somministrazione dell’immunoterapia, abbinata a farmaci epigenetici che modificano le caratteristiche immuno-biologiche delle cellule tumorali, rendendole maggiormente “visibili” al sistema immunitario dei pazienti. I primi confortanti risultati dello studio NIBIT-M4 sono stati presentati allo scorso congresso ESMO. – Fonte Fondazione Umberto Veronesi.

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