Furti al Louvre: dai colpi storici a quelli moderni…tra storia, realtà e cinema

Il museo del Louvre ha visto e ispirato numerosi 'furti, alcuni reali, altri solo frutto dell’immaginazione

Il Museo del Louvre di Parigi non è solo uno dei musei più visitati e celebri al mondo: è anche il luogo dove la realtà e la fantasia sembrano intrecciarsi tra opere d’arte, ladri audaci e trame da romanzo. Dai colpi storici a quelli moderni, passando per il mondo della televisione e dei cartoni animati, il Louvre ha visto e ispirato numerosi furti, alcuni reali, altri solo frutto dell’immaginazione.

Il furto della Gioconda

Il primo furto vero e forse il più celebre rimasto nella storia risale al 1911, quando il nostro connazionale Vincenzo Peruggia mise a segno il colpo del secolo: portò via la Mona Lisa di Leonardo da Vinci. Peruggia credeva di fare un “atto patriottico”, riportando l’opera in Italia. Il furto scatenò panico e curiosità in tutto il mondo, facendo della Gioconda una star internazionale. Ma come riuscì a rubare il quadro? Peruggia assunto per lavori di manutenzione al Louvre, rubò la Gioconda nascondendosi tutta la notte in uno sgabuzzino e, approfittando di un’entrata di servizio non sorvegliata, aprì la teca che lui stesso aveva montato, mise il quadro sotto la giacca e lo portò a casa sua. Il furto fu scoperto il giorno dopo e scatenò una vasta caccia al ladro. Solo due anni dopo, cercando di restituire il dipinto in Italia, Peruggia fu scoperto e arrestato a Firenze. La sua azione, vista da molti come patriottica, gli valse una pena lieve e l’elogio pubblico con una colletta di 4.500 lire.

Il furto dell’opera di Corot

L’ultimo furto registrato al Louvre risale al 1998. Nel pomeriggio del 3 maggio, che cadeva di domenica, un ladro riuscì a forzare una teca di vetro protettiva e a strappare dalla cornice un dipinto di Camille Corot di 80×40 centimetri. Appena scoperto il furto, le uscite del museo furono chiuse e per ore tutte le borse dei visitatori vennero ispezionate senza esito. L’opera rubata era ‘Le Chemin de Sèvres’, realizzata da Corot nel 1858, valutata circa 1,3 milioni di dollari, e ad oggi non è stata ritrovata.

Il colpo dei gioielli della corona

Il 19 ottobre 2025 un nuovo furto ha catturato l’attenzione globale: quattro ladri, vestiti da operai, hanno utilizzato un cestello elevatore per accedere alla Galerie d’Apollon, dove sono esposte alcune gemme della corona francese. I ladri, agendo con precisione millimetrica, hanno fatto sparire gioielli appartenuti a Napoleone e all’Imperatrice, lasciando la capitale francese sotto shock. In soli 7 minuti hanno portato via otto oggetti di valore inestimabile. I rapinatori sono arrivati nella sala indisturbati, utilizzato un montacarichi su un camion parcheggiato in corrispondenza di un balcone e di una portafinestra che davano accesso diretto alla galleria. Il furto ha sollevato numerose polemiche sulla sicurezza del museo, ma ha anche confermato quanto la realtà possa superare la fantasia: ladri rapidissimi, attrezzature speciali e fuga impeccabile, come in un vero film d’azione.

Il Louvre dai fumetti alle serie tv

Il museo più famoso del mondo ha ispirato autori e sceneggiatori di tutto il mondo, diventando teatro di furti immaginari e avventure spettacolari. Il famoso ladro gentiluomo Arsène Lupin, nato dalla penna di Maurice Leblanc, sicuramente è il personaggio che si collega di più al Louvre. Nella serie animata giapponese ‘Lupin III‘, il museo francese compare come ambientazione di colpi elaborati, tra dipinti rubati e inseguimenti rocamboleschi. Anche nella recente serie tv francese ‘Lupin‘, distribuita da Netflix, il ladro gentiluomo Assane Diop, interpretato da Omar Sy, è protagonista di un furto al Louvre, che si svolge nell’episodio iniziale della prima stagione. Assane organizza un piano elaborato per rubare una preziosa collana appartenuta alla regina Maria Antonietta, esposta proprio nel museo parigino. Anche nella serie animata ‘Carmen Sandiego‘, i protagonisti si trovano spesso al Louvre per sventare furti o inseguire criminali d’arte. – Fonte Agenzia dire www.dire.it –

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