Più di 3 ore online al giorno e IA per fare i compiti: abitudini e comportamenti a rischio dei giovani

Smartphone, laptop e tablet, in media i ragazzi tra gli 11 e i 18 anni passano più di tre ore connessi in rete. E c'è chi ce ne sta 5

Oltre la metà dei nostri ragazzi trascorre più di tre ore al giorno online, uno su due utilizza l’intelligenza artificiale per fare i compiti senza averne compreso rischi e limiti, e quasi un quarto ha incontrato di persona sconosciuti conosciuti su internet. Sono questi i dati più allarmanti che emergono dall’indagine MOIGE-Istituto Piepoli con età 11/18 anni, rilevata a metà anno del 2025 su 1.546 studenti di medie e superiori, un’istantanea che rivela come la generazione digitale stia navigando in acque sempre più profonde e insidiose, spesso senza bussola né salvagente.

L’iniziativa si inserisce nell’ambito del progetto sociale “Educyber Generations”, promosso dal MOIGE – Movimento Italiano Genitori e sostenuto da Enel Cuore, la Onlus del Gruppo Enel, in collaborazione con Polizia di Stato, ANCI, Google, Poste Italiane e con il contributo del Fondo di Beneficenza e opere di carattere sociale e culturale di Intesa Sanpaolo per l’iniziativa “Nonno clicca qui”. L’obiettivo del progetto è educare e responsabilizzare i giovani sull’uso sicuro e consapevole del digitale e dell’intelligenza artificiale, promuovendo un dialogo intergenerazionale che aiuti ragazzi e adulti a comprendere rischi e opportunità del mondo connesso.

Abitudini digitali e tempo online

Più della metà dei ragazzi (55%) trascorre almeno tre ore al giorno online al di fuori della scuola, e il 14% supera le cinque ore quotidiane. Lo smartphone domina come principale strumento di connessione (93%), seguito a grande distanza da laptop e tablet. Questi dati confermano che la vita digitale è ormai una componente strutturale della quotidianità dei giovani, e non un’attività occasionale. Il tempo prolungato online genera criticità: il 43% dei ragazzi riceve frequenti richiami dai familiari per l’uso eccessivo dei dispositivi, mentre solo il 22% riesce a stare lontano dagli strumenti digitali senza provare ansia. Questi dati mostrano una relazione intensa e spesso problematica con la tecnologia, che richiede maggiore attenzione educativa.

Social network e identità digitale

I social network sono il principale luogo di socializzazione dei giovani: il 94% del campione li frequenta regolarmente. WhatsApp domina con l’87% di utilizzo, seguito da TikTok (58%), Instagram (57%) e YouTube (55%). Il 64% si dichiara molto o abbastanza attivo sui social, mentre il 63% usa sempre o spesso la propria vera identità. La percentuale di chi gestisce un proprio canale o account per pubblicare video è pari al 17%, indicando che una minoranza produce contenuti attivi, mentre la maggioranza resta fruitrice. Le relazioni virtuali sono prevalentemente supplementari a quelle reali: ben il 91% dichiara di avere più amici nel mondo reale che online, ma la gestione della propria identità digitale e l’esposizione dei contenuti restano criticità da monitorare.

Relazioni online e comportamenti a rischio

Le relazioni con sconosciuti online evidenziano vulnerabilità significative: il 30% accetta richieste di amicizia da persone mai conosciute, e il 23% ha incontrato di persona qualcuno conosciuto solo online, con il picco del 31% tra i 15-17enni. La condivisione di dati sensibili resta limitata (solo il 5% fornisce regolarmente informazioni private), ma la presenza di comportamenti a rischio, seppure minoritaria, è allarmante. Sexting, revenge porn e diffusione di contenuti personali rimangono fenomeni marginali, ma il rischio legato alla scarsa consapevolezza e all’interazione con sconosciuti richiede interventi mirati.

Fake news e capacità critica

La capacità di discernere informazioni affidabili non è ancora diffusa: solo il 35% considera attendibile ciò che legge online, mentre il 52% verifica sempre le notizie prima di credervi. Nonostante questo, il 48% dei ragazzi è caduto almeno occasionalmente vittima di fake news, un dato che evidenzia l’urgenza di sviluppare competenze di alfabetizzazione digitale. Le fonti principali di informazione rimangono la famiglia e gli adulti di riferimento (34%), la televisione (25%) e il web/social (23%). Solo il 5% utilizza esclusivamente Internet, mentre la capacità di riconoscere i deepfake è dichiarata dal 70%, evidenziando un bisogno di formazione più strutturata.

Cyberbullismo e comportamenti scorretti

Il cyberbullismo colpisce direttamente una quota significativa di ragazzi: il 7% dichiara di essere stato vittima, e il 16% di aver assistito a episodi come testimone. Complessivamente, quasi un quarto dei giovani è stato coinvolto, direttamente o indirettamente, in episodi di violenza online. I comportamenti scorretti più diffusi includono esclusioni da gruppi, pettegolezzi, insulti e hate speech: il
29% ha subito o assistito a tali episodi, e un ulteriore 36% segnala che avvengono occasionalmente. Solo il 12% interviene a difesa della vittima e il 5% segnala l’accaduto a un adulto, mentre il 7% non fa nulla. La conoscenza delle conseguenze legali è presente nel 73% dei ragazzi, ma resta critica la gestione pratica di
questi eventi.

Privacy e sicurezza digitale

La protezione della privacy è parziale: solo il 47% discute regolarmente delle impostazioni di privacy con adulti di riferimento, e solo il 47% ha attivato filtri per limitare contenuti inappropriati. Il 49% dei ragazzi ritiene che i social non proteggano adeguatamente i dati dei minori, mentre solo il 10% esprime fiducia
nelle misure adottate dalle piattaforme. La gestione della sicurezza digitale resta quindi una criticità concreta, che richiede interventi mirati da parte di famiglie, scuola e istituzioni.

Uso dell’Intelligenza Artificiale

L’intelligenza artificiale è entrata profondamente nella vita dei giovani: il 51% la utilizza regolarmente, con un picco del 71% tra gli studenti delle superiori. Per quanto riguarda lo studio, il 29% la usa sempre o spesso per fare compiti, percentuale che sale al 54% tra i 15-17enni. Tuttavia, solo il 21% ha ricevuto formazione adeguata sui rischi e le opportunità dell’IA, mentre il 33% ha ricevuto informazioni errate dagli strumenti. Questo divario formativo espone i ragazzi a un uso superficiale e potenzialmente rischioso dell’intelligenza artificiale, sottolineando l’urgenza di percorsi educativi mirati.

Ruolo della famiglia e delle istituzioni

Il ruolo educativo della famiglia mostra criticità evidenti: il 45% dei genitori impone regole sull’uso dei dispositivi, ma questa supervisione diminuisce con l’età dei figli. Solo il 16% dei ragazzi ritiene utili corsi specifici sulla sicurezza digitale, mentre il 56% indica come strumenti di protezione più efficaci il dialogo con adulti di fiducia e regole condivise. A scuola, solo il 21% riceve informazioni approfondite sui rischi dell’IA, evidenziando la necessità di una alleanza educativa più forte tra famiglia, scuola e istituzioni.

Questo il commento di Antonio Affinita, direttore generale del Moige: “I minori trascorrono sempre più tempo online, in un contesto in cui visibilità, follower e interazioni digitali sembrano diventare il metro del proprio valore personale. In nome di questa popolarità, spesso abbassano la guardia, correndo rischi che possono compromettere sicurezza e privacy. I dati evidenziano una presenza digitale sempre più intensa, con un uso crescente dell’intelligenza artificiale anche a scopi scolastici, ma senza una reale consapevolezza dei rischi e delle opportunità che essa comporta. È necessario un impegno condiviso di genitori, istituzioni e operatori tecnologici per guidare i ragazzi in un percorso di educazione digitale che non si limiti a imporre divieti, ma li aiuti a comprendere, scegliere e utilizzare in modo responsabile gli strumenti del futuro”. – Fonte Agenzia Dire www.dire.it –

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