Scattato il fermopesca nel Tirreno: le proposte di Copagri per superare la crisi

Negli ultimi 40 anni la dipendenza dell’Italia dall’importazione è passata dal 30% al 90% dei consumi complessivi

Dal 1° ottobre è scattato il fermo biologico nel Tirreno, nello Ionio e nelle isole, che durerà fino al 30 ottobre e riguarderà tutto il sistema della pesca a strascico. Sulle tavole italiane non mancherà il pesce nazionale grazie al contributo della piccola pesca costiera, delle draghe dette anche turbosoffianti, dell’acquacoltura e delle zone non soggette a fermo. Il fermo pesca arriva in una fase delicata per la Flotta Italia, aggravata dai tagli annunciati ai fondi europei della PCP. In un recente incontro con il Commissario Ue alla Pesca Kadis, la Copagri ha avanzato alcune proposte: sostenere il ricambio generazionale; aprire i “corridoi blu” per facilitare l’ingresso di nuovi lavoratori; aggiornare i controlli sulla pesca sportiva che a volte sportiva non è; rivedere il regolamento europeo sui controlli e le sanzioni.

“Negli ultimi 40 anni – spiega il referente Copagri Sud Pontino Erminio Di Nora –  la dipendenza dell’Italia dall’importazione è passata dal 30% al 90% dei consumi complessivi. Questo significa che effettivamente, come spesso dichiarato dai pescatori attraverso Copagri e UNCI Agroalimentare, la crisi è alle porte e centinaia sono state le domande di demolizione e ancor più lo saranno quando apriranno questa possibilità anche nel Lazio”. Per riconoscere il pesce italiano bisogna seguire la stagionalità. In questo periodo i mari italiani offrono alici, sarde, sgombri, sugarelli, ricciole, cefali, triglie di fango e di scoglio, gallinelle, scorfani, seppie, calamari e polpi.

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