Nessuno pensava che sarebbe arrivato davvero questo momento. Giorgio Armani, morto oggi a 91 anni, lo aveva fatto credere a tutti: che il tempo non lo avrebbe mai toccato. A confermarlo è il comunicato del gruppo che porta il suo nome, parlando di «infinito cordoglio» e ricordando l’“instancabile motore” che lo stilista è stato fino all’ultimo giorno. Si è spento serenamente, circondato dai suoi cari.
La notizia sorprende, e non solo perché Armani aveva appena dato l’ennesima dimostrazione della sua vitalità: qualche giorno fa aveva annunciato l’acquisto della Capannina, il locale di Forte dei Marmi legato alla sua giovinezza e al ricordo di Sergio Galeotti. E ancora, aveva voluto controllare uno per uno i look della collezione che celebrerà i cinquant’anni della sua maison alla prossima fashion week. È questo che colpisce: la sua morte interrompe un lavoro che non aveva mai interrotto.
Gli ultimi mesi erano stati segnati dalla fragilità. Un’infezione polmonare, il ricovero, la scelta di non presenziare a una sfilata – evento rarissimo per lui. Ma Armani non si era fermato: aveva festeggiato i 91 anni a Milano, aveva passato l’estate a Forte, aveva continuato a telefonare e a chiedere aggiornamenti perfino da chi era in vacanza a Pantelleria al posto suo. Poi il peggioramento improvviso, lo stomaco, la ripresa, le telefonate. Sembrava un ciclo già visto: un cedimento, una risalita. Invece oggi il finale.
Milano, la città che ne ha accolto l’ascesa, proclama il lutto cittadino per lunedì 8 settembre, giorno del funerale in forma privata. A partire da sabato, la camera ardente all’Armani/Teatro, in via Bergognone.
E le parole che Armani aveva lasciato sui social – oggi suonano come un testamento: «Il segno che spero di lasciare è fatto di impegno, rispetto e attenzione per le persone e per la realtà». Un impegno che era moda, certo, ma non solo. Era un’idea di sobrietà, di rigore, di eleganza che travalicava gli abiti.
A sottolinearlo con forza anche Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio: «La scomparsa di Giorgio Armani rappresenta una perdita immensa per l’Italia e per il mondo intero. Con il suo talento e la sua visione ha reso la moda un simbolo universale del nostro Paese, portando ovunque l’eleganza e la sobrietà dello stile italiano. Armani non è stato soltanto un grande stilista, ma un artista, un innovatore che ha saputo trasformare un settore e incidere profondamente nell’immaginario collettivo. La sua lezione di rigore, creatività e impegno rimarrà un patrimonio vivo».
Ed è forse qui che sta il punto: Giorgio Armani non se ne va davvero, perché la sua lezione non è stoffa che scolora. È cucita addosso a un Paese intero.