Si è conclusa ieri una vasta operazione nazionale della Polizia di Stato, coordinata dal Servizio Centrale Operativo (SCO), finalizzata al contrasto delle attività criminali riconducibili a gruppi organizzati della comunità cinese in Italia. L’intervento, definito “ad alto impatto”, ha coinvolto le Squadre Mobili di 26 province, supportate dai Reparti Prevenzione Crimine, ed è frutto di complesse indagini condotte nel tempo.
Nel mirino delle forze dell’ordine i reati legati all’immigrazione clandestina, allo sfruttamento della prostituzione e del lavoro, alla contraffazione, al traffico di stupefacenti, alla detenzione abusiva di armi e al riciclaggio internazionale di denaro attraverso il sistema clandestino dell’hawala.
I risultati dell’operazione
Nel corso delle attività, sono state arrestate 13 persone, tra cui:
- 1 per spaccio di droga, resistenza a pubblico ufficiale e possesso di strumenti atti a offendere;
- 2 per sfruttamento della prostituzione;
- 1 ricercato per rapina aggravata;
- 2 ricercati per furto;
- 3 per detenzione a fini di spaccio di stupefacenti;
- 3 ricercati per cumulo di pene;
- 1 per tentata estorsione.
Inoltre, 31 persone sono state denunciate in stato di libertà, 1.942 soggetti identificati, 305 esercizi commerciali controllati (di cui 2 sequestrati), e 248 veicoli verificati in 52 posti di controllo.
Sequestrati anche 550 grammi di shaboo, equivalenti a circa 5.500 dosi, 22.825 euro in contanti, e sono state elevate 29 sanzioni amministrative per un importo complessivo di oltre 73.000 euro.
Criminalità cinese: struttura e metodi
Secondo quanto emerso dalle indagini, in Italia operano diversi gruppi delinquenziali cinesi, composti da soggetti generalmente provenienti dalla stessa zona della Repubblica Popolare Cinese. Questi gruppi, spesso a composizione familiare, risultano autonomi ma in contatto tra loro, e concentrano le loro attività criminali in aree con alta presenza di cittadini cinesi, come la Toscana.
I reati vengono commessi quasi esclusivamente ai danni di connazionali, in un contesto dominato da vincoli interni molto stretti, dove la vendetta può sfociare in vere e proprie faide. In stile mafioso, vengono utilizzate l’intimidazione, la violenza e il silenzio omertoso per mantenere il controllo del territorio. È stata accertata l’esistenza di vere e proprie “ali armate” operative, incaricate di intimidazioni e gravi reati di sangue.
Le indagini hanno inoltre evidenziato come la criminalità cinese mantenga costanti rapporti con organizzazioni criminali di altre nazionalità, compresi gruppi italiani, per spartirsi affari e territori, in particolare nel traffico di droga e nello sfruttamento dei migranti.
Focus sulla provincia di Latina
In provincia di Latina, i controlli hanno interessato i comuni di Latina, Aprilia e Fondi. A Campo di Carne, nel comune di Aprilia, una cittadina cinese è stata individuata mentre esercitava attività di meretricio in un’abitazione privata, promuovendo gli incontri tramite annunci online. Non sono stati accertati, al momento, elementi di sfruttamento da parte di terzi.
A Fondi, in un’attività commerciale gestita da cittadini cinesi, sono emerse gravi irregolarità: un lavoratore risultava impiegato senza regolare contratto, e mancava la documentazione obbligatoria sulla valutazione dei rischi. È stata inoltrata segnalazione all’Ispettorato del Lavoro per l’applicazione delle sanzioni amministrative e la sospensione temporanea dell’attività.
Complessivamente nella provincia pontina sono stati controllati sei esercizi commerciali, con l’elevazione di quattro sanzioni amministrative.
Un progetto nazionale coordinato
L’operazione rientra nel più ampio progetto nazionale “Squadra Mobile”, lanciato dallo SCO nel 2023, che ha già prodotto risultati significativi su vari fronti: dalla devianza giovanile allo sfruttamento lavorativo, dal gioco d’azzardo illecito alla prostituzione, fino ai furti d’auto e alle irregolarità nelle procedure di ingresso disciplinate dal cosiddetto Decreto Flussi.