Una protesta pacifica ha animato sabato pomeriggio il Piazzale di Monte Giove a Terracina, dove i lavoratori licenziati dal sito archeologico del Tempio di Giove hanno manifestato il loro disagio insieme alla Uiltucs Latina. La manifestazione si è svolta proprio mentre la Fondazione Città di Terracina organizzava un’iniziativa canora alle 21.00, creando un contrasto simbolico tra celebrazione e protesta sociale.
Il silenzio della Fondazione di fronte ai lavoratori
“Venite tra i lavoratori a spiegare perché li avete cacciati”, è stato il grido rivolto al Presidente e al gruppo dirigente della Fondazione Città di Terracina. La risposta è stata solo “freddezza nel girarsi di spalle”, come denuncia la Uiltucs Latina. I dirigenti sono “scomparsi senza una parola e senza una giustificazione”, dimostrando quella che il sindacato definisce “impassibilità di ghiaccio” di fronte al dramma sociale dei lavoratori.
Famiglie in difficoltà dopo anni di precariato
I lavoratori coinvolti nella protesta sono senza lavoro e senza stipendio dal 1° maggio scorso, dopo aver prestato servizio per anni nel sito archeologico terracinese. “Abbiamo delle famiglie, avevamo fatto dei progetti sul nostro stipendio”, hanno dichiarato i manifestanti davanti ai cancelli della biglietteria di Monte Giove.
La situazione è particolarmente grave considerando che si tratta di lavoratori che “da anni precari sempre con rinnovi contrattuali” hanno affrontato “un sacrificio continuo per anni”, mentre oggi la Fondazione “ha stabilizzato direttamente a tempo indeterminato altri lavoratori”. Una disparità di trattamento che i sindacati definiscono “una vera offesa al lavoro a questi lavoratori a queste famiglie”.
Il controverso bando di selezione
Gianfranco Cartisano della Uiltucs Latina ha denunciato il bando di selezione del personale come “pieno di lati oscuri”, definendolo un “bando farlocco messo in atto dalla Fondazione Città di Terracina”. Il sindacato contesta i criteri adottati, ritenuti “molto discutibili” e responsabili di aver “seminato disoccupazione” tra maestranze storiche del sito.
Solidarietà pubblica ma nessuna risposta istituzionale
Durante la manifestazione, “tante le persone che hanno dimostrato solidarietà e curiosità, alcuni indignati per la perdita del posto di lavoro di queste maestranze”. Tuttavia, la solidarietà popolare non basta a risolvere i problemi concreti delle famiglie coinvolte.
Come sottolinea la Uiltucs Latina: “La solidarietà e vicinanza non risolve il problema delle spese quotidiane programmate”. I lavoratori hanno bisogno di risposte concrete, non di compassione.
L’appello alle istituzioni locali
Il sindacato ha lanciato un appello chiaro alle istituzioni e all’opinione pubblica, chiedendo all’Assessore competente e al Sindaco di Terracina di “rispondere e dare risposte immediate a questi lavoratori”. La richiesta è specifica: “ricollocazione ed annullamento di quel bando che ha seminato disoccupazione”.
“Il Comune di Terracina vista la latitanza della Fondazione avrebbe il dovere l’obbligo di attivare un confronto serio, che oggi non esiste”, denuncia la Uiltucs Latina. Il problema assume una dimensione sociale importante in un territorio come quello di Terracina, dove “ricollocarsi ad un’età intermedia significa rimanere disoccupati”.
Prospettive future della protesta
La Uiltucs Latina annuncia che “continueremo con i nostri percorsi inevitabili”, lasciando intendere che la protesta non si fermerà qui. Il sindacato chiede alle istituzioni di dimostrare “solidarietà e vicinanza” non a parole ma con azioni concrete.
Il caso del Tempio di Giove rappresenta un esempio emblematico di come la gestione del lavoro nei siti culturali possa creare situazioni di grave disagio sociale, richiedendo un intervento immediato delle autorità competenti per evitare che la cultura diventi fonte di precarietà invece che di sviluppo del territorio.