Bandiera blu, per ottenerla non basta il mare pulito: ecco cosa conta

Ci sono da considerare anche la gestione dei rifiuti, la sostenibilità, l'educazione ambientale. Ecco come è nato questo premio

La classifica 2025 delle Bandiere blu in Italia è stata diffusa oggi e vede 246 Comuni che hanno ricevuto il riconoscimento (ben 15 più dello scorso anno). Ma che cosa significa essere una località considerata ‘bandiera blu’? E come si fa a ottenere questa ‘certificazione’? Di certo, non è sufficiente il mare pulito. Ci sono infatti tanti altri elementi legati alla gestione del territorio, all’educazione ambientale, alla sostenibilità e al tema dei rifiuti, in particolare dal punto di vista della raccolta differenziata.

La bandiera blu è un riconoscimento conferito dalla Fondazione per l’educazione ambientale (Foundation for Environmental Education, Fee) alle località di mare europee che soddisfano criteri di qualità relativi a parametri delle acque di balneazione ma anche per i servizi offerti. Hanno importanza anche i requisiti di pulizia delle spiagge e gli approdi turistici.

La giuria e le visite di controllo

L’assegnazione delle Bandiere blu è iniziata nel 1987, si tratta di un programma internazionale e avviene attraverso un Comitato nazionale di giuria: la valutazione viene fatta con visite di controllo nelle cittadine candidate. Il riconoscimento viene assegnato ogni anno alle spiagge in 48 paesi del mondo in Europa, Sudafrica, Nuova Zelanda, Canada e Caraibi. Ci sono due tipologie di bandiere blu, quella per le spiagge (che valuta appunto principalmente qualità delle acque e delle spiagge) e quella per gli approdi turistici (che viene assegnata valutando la pulizia delle acqua adiacenti ai porti e l’assenza di scarichi fognari).

Come si fa a candidarsi (e non è semplice)

Ottenere il riconoscimento ‘Bandiera blu’ non è affatto facile: i Comuni possono presentare la loro spiaggia locale e iniziare la procedura di candidatura. Ci sono oltre 44 pagine di requisiti e standard di ammissibilità.

La qualità delle acque è ovviamente uno dei parametri più importanti: gli standard di test sono molto elevati, sia dal punto di vista dell’acqua in sè che dell’inquinamento. Basti pensare che in alta stagione l’acqua viene testata almeno una volta al mese. E ci sono anche controlli a sorpresa. Il titolo di ‘Bandiera blu’ dura un anno, ma per mantenerlo l’anno succssivo bisogna nuovamente fare domanda e rispettare tutti i criteri.

I requisiti

Per la qualità dell’acqua vengono presi a riferimento i risultati delle analisi effettuate dalle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente (Arpa) nell’ambito del Programma nazionale di monitoraggio condotto dal ministero della Salute. Il requisito riguarda l’anno precedente, ma solitamente vengono presi in considerazione i valori registrati negli ultimi quattro anni. Ma come dicevamo l’acqua non è tutto. Il programma Bandiere blu valuta infatti anche altri elementi di contorno, legati alla gestione del territorio e all’educazione ambientale messe in atto dai Comuni per proteggere l’ambiente e promuovere un turismo sostenibile.

Vengono infatti valutati gli impianti di depurazione, le fogne e anche la gestione dei rifiuti. E poi vengono analizzate le iniziative di educazione ambientale realizzate dai Comuni, in particolare per migliorare la vivibilità nel periodo estivo. Conta anche l’azione di valorizzazione delle aree naturalistiche eventualmente presenti sul territorio, l’attenzione alla sostenibilità, la cura dell’arredo urbano e delle spiagge e la possibilità di accesso al mare per tutti senza limitazioni.

Come è nata la ‘bandiera blu’

Le ‘Bandiere blu’ nacquero da un esperimento che venne fatto con la partecipazione di alcuni studenti francesi proprio per porre l’attenzione sul tema dell’inquinamento dei mari: i bambini vennero invitati a scrivere un messaggio e a metterlo in una bottiglia di plastica insieme ai loro nomi e al nome della spiaggia più vicina. Le bottiglie furono raccolte dai militari francesi e portate in mare, dove furono lasciate cadere. La convinzione era che la maggior parte tornasse a riva, magari in punti molto lontani da dove erano stati rilasciati. Questo proprio per dimostrare l’impatto dell’inquinamento, anche a molti chilometri di distanza. Solo che tornarono indietro pochissime bottiglie e questo dimostrò ancora di più la bontà del proposito di tutalare il mare. Da lì nacque la convinzione di creare il programma ‘Bandiera Blu’. – Fonte Agenzia Dire www.dire.it –

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