Perequazione, l’opposizione: “Così l’amministrazione ci ha tenuto all’oscuro del parere della Regione”

"Gravi omissioni nell’iter, la giunta tentenna senza assumersi responsabilità. Nessuna indicazione chiara sull'annullamento della delibera"

Dopo la seduta saltata la scorsa settimana per il venir meno del numero legale a causa dell’uscita della maggioranza, la commissione Trasparenza si è riunita oggi per fare luce sulle criticità emerse attorno alla delibera di Consiglio n. 43/2024 in materia di perequazione urbanistica. Un provvedimento stoppato dalla Regione Lazio che ha riscontrato gravi vizi nell’atto, trattandosi di una variante sostanziale al Piano regolatore generale che avrebbe richiesto un percorso diverso, che esula dalla delega in materia urbanistica concessa ai Comuni.

«Come opposizione siamo venuti a conoscenza delle osservazioni della Regione solo a metà maggio, ben quattro mesi dopo che la nota era stata inviata al Comune, il 31 gennaio scorso» denunciano con forza i consiglieri comunali di Lbc, Pd, M5S e Per Latina 2032. «La maggioranza era a conoscenza della nota da tempo, così come la giunta per stessa ammissione dell’assessora Muzio: siamo stati gli unici a non essere informati, un fatto gravissimo. Una comunicazione così rilevante non può essere tenuta nel cassetto per mesi, né affrontata solo dopo la convocazione della commissione Trasparenza da parte della presidente Floriana Coletta. Non si è ritenuto necessario neanche aprire subito un confronto in commissione Urbanistica, come invece sarebbe stato opportuno fare».

Al termine della seduta, i consiglieri di opposizione si sono detti profondamente insoddisfatti. «Le spiegazioni fornite dall’assessora Muzio sono state inadeguate. Non solo non è arrivata alcuna risposta chiara sul percorso che l’amministrazione intende intraprendere, ma si è assistito a un continuo tentativo di minimizzare la portata delle criticità sollevate dalla Regione»

La minoranza segnala gravi omissioni: «Dalla fase istruttoria precedente all’adozione della delibera alla mancata partecipazione pubblica, dalla trasmissione fuori tempo massimo della delibera alla Regione, fino all’assenza di controdeduzioni nei termini previsti alle osservazioni presentate dai privati. Parliamo di violazioni precise della legge regionale 19/2022».

«È stato disatteso l’articolo 9 della legge, che prevede – spiegano i consiglieri – la consultazione preventiva di enti e organizzazioni di settore. Questo passaggio, fondamentale prima dell’adozione della variante, non è mai stato compiuto. L’intera città è stata esclusa da un processo che per legge deve essere partecipato».

I consiglieri stigmatizzano anche il tentativo dell’assessora Muzio di ridimensionare l’impatto dei ricorsi presentati da due soggetti privati. «Uno è stato ritirato dopo l’intervento della Regione, l’altro è ancora pendente. Ma definirli “niente in una città di 130mila abitanti” è una semplificazione inaccettabile. Quelle eccezioni mettono in discussione l’impianto stesso della delibera, con ripercussioni sull’interesse generale e sulla legittimità dell’iter seguito».

«L’amministrazione – concludono – è a conoscenza dei vizi segnalati dalla Regione da ben quattro mesi, ma ha scelto di non informare l’opposizione e ora tenta di coprire la gravità della situazione. Non è chiaro se vogliano annullare la delibera o procedere con un’integrazione che non ammette l’errore commesso. Il rischio è che un errore grave venga derubricato a semplice divergenza interpretativa, mentre la Regione ha parlato con chiarezza: si tratta di vizi sostanziali che vanno affrontati per ricondurre l’operato del Comune alla legittimità».

Preoccupazione viene espressa anche per la scelta di avviare un’unica istruttoria che prevede, contestualmente, sia l’annullamento della delibera che la nuova adozione. «In un quadro così fragile sarebbe saggio procedere un passo alla volta, prima con l’annullamento in autotutela e poi con una nuova evidenza pubblica. La storia urbanistica di questo Comune dovrebbe consigliare ben altra prudenza».

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