Acqualatina, le associazioni dei consumatori attaccano: “La politica litiga, gli utenti pagano”

"Le criticità riguardano anche l’intera collettività alla quale viene costantemente aumentato di anno in anno il costo della tariffa"

Le associazioni dei consumatori – Assoconfam, Codacons, Codici e Fedicons – denunciano pubblicamente il clima di tensione che si sta consumando ai vertici di Acqualatina, dove i contrasti nella compagine politica che guida il Consiglio di Amministrazione sembrano legati più alla conquista di “scranni” che alla reale volontà di risolvere i gravi problemi che affliggono gli utenti.

«Da diversi anni le scriventi Associazioni stanno costantemente denunciando le numerose problematiche che coinvolgono i singoli utenti, solo per citare un esempio, con richieste di pagamento di fatture insolute, spesso risalenti a molti anni addietro e minacce di chiusura dell’erogazione dell’acqua, oppure con chiusura del flusso idrico con richieste di pagamento di somme ingenti, difficilmente sostenibili da parte di molti cittadini, per ottenere la riapertura del misuratore, persino in violazione delle disposizioni dell’Autorità Garante ARERA» dichiarano le associazioni.

«Le criticità – proseguono – riguardano anche l’intera collettività alla quale viene costantemente aumentato di anno in anno il costo della tariffa con il pretesto non si sa quanto fondato di lavori per la riduzione delle perdite idriche, senza neppure fornire il minimo dato sulle effettive dispersioni, che, come  Associazioni dei consumatori, stiamo chiedendo sin da quando, a luglio scorso comparvero sugli organi di informazione notizie relative alla necessità di aumentare le tariffe di ben 351 milioni di euro per ridurre le perdite dal 75 al 39%, sebbene tale riduzione sia stata finanziata con l’approvazione di un aumento di 154 milioni di euro, da spalmare in 10 anni (ovvero dal 2017 al 2027) già a partire dal 2017 con l’approvazione della deliberazione n. 16 del 18 luglio 2017 a cura della Conferenza dei Sindaci».

«Anzi, a dire il vero, la riduzione delle dispersioni prevista era sino al 35%, così da riportarla nella media nazionale. Ebbene, dinanzi a questi e ad altri gravi problemi ricadenti sulla generalità degli utenti, non ultimo quello dei crescenti livelli delle morosità, ormai giunti a circa 160 milioni di euro, queste Associazioni devono constatare che alla politica interessa di più litigare per qualche posto nel Consiglio di Amministrazione, come se si trattasse di una contesa che ci si aspetterebbe più da un Consiglio comunale, invece che interessarsi delle tante e gravi criticità che impediscono una gestione del servizio idrico di livello pari ai costi fatti sostenere dagli utenti, come, peraltro, ha persino rilevato recentemente la Corte dei Conti – continuano le associazioni – Per questi e per i tanti motivi come i canoni concessori ovvero centinaia di migliaia di euro destinati ai comuni, il Foni (fondo previsto da delibera ARERA, cioè l’Autorità di regolazione, per finanziare nuove opere) ma anche gli utili milionari registrati ogni anno da ripartirsi tra pubblico e privato, solo per citarne alcuni».

«Chiediamo alla politica di avere quale primo obiettivo la tutela degli interessi non soltanto dei cittadini e delle partite IVA utenti di Acqualatina nei 38 comuni dell’ATO4, ma anche delle stesse amministrazioni comunali da essi guidate e di approfondire i numerosi argomenti relativi alle disfunzioni che da anni stiamo sollevando e che, da quanto appare, non sembra che interessino molto e nel frattempo assistiamo a continui aumenti costanti negli anni senza ricevere spiegazioni esaurienti per tali rincari. Ed alla politica chiediamo anche di farci comprendere i veri motivi del mancato rinnovo dell’OTUC, organismo a tutela dei diritti degli utenti del Servizio Idrico a cui aderiscono le Associazioni dei Consumatori previsto dalla Legge Regionale, che il Presidente della Provincia sembra poco disposto a rispettare, non mantenendo l’impegno da lui stesso assunto a luglio scorso, quando rinviò per motivi ignoti la seduta che doveva tenersi dopo appena due ore e rinviandola senza stabilirne la successiva data. Tanto che, ad oggi – concludono – all’OTUC dell’ATO 4, contrariamente a quelli degli altri 4 ATO della Regione Lazio, è di fatto impedito di riunirsi e di operare a favore degli utenti, così come per circa venti anni era sempre stato fatto».

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