Sta facendo discutere l’ordinanza del sindaco Valentino Mantini che impone il divieto di stazionare, tra le 23 e le 6 del mattino, in alcune aree della città. Una misura che, nelle intenzioni, mira a contrastare degrado, schiamazzi e situazioni di insicurezza nelle ore notturne. Ma che secondo molti rischia di penalizzare anche i comportamenti pacifici e di spegnere la vita sociale urbana.
A prendere posizione è il movimento Patto Tricolore – Reti Civiche in Movimento, che boccia l’ordinanza definendola vaga e potenzialmente arbitraria, incapace di distinguere tra disagio vero e semplice aggregazione.
“Sicurezza e decoro non si impongono col silenzio – si legge nella nota – ma si costruiscono con regole giuste, spazi vivi e rispetto condiviso”.
Una città più vuota, non più sicura?
Il provvedimento vieta non solo lo stazionamento di persone e veicoli, ma anche attività come sedersi su marciapiedi, ascoltare musica o bere qualcosa all’aperto, se ritenute “di disturbo”. Una formulazione che secondo i critici lascia troppo spazio all’interpretazione soggettiva e può generare abusi.
“Le parole come suscitare timore o intralciare la fruibilità non sono criteri oggettivi – sottolinea il movimento – e rischiano di trasformare spazi pubblici in zone proibite”.
Le proposte alternative: più presenza, meno repressione
Il Patto Tricolore non si limita alla critica, ma avanza anche alcune proposte concrete per migliorare la vivibilità serale senza ricorrere a divieti generalizzati:
- Presidi di sicurezza più frequenti nelle zone sensibili.
- Spazi regolamentati per la socialità, soprattutto giovanile.
- Coinvolgimento dei comitati di quartiere, per un ascolto capillare dei bisogni.
- Campagne di educazione civica, per promuovere comportamenti rispettosi e consapevoli.
“Serve dialogo, non divieti”
Infine, l’appello alla giunta comunale: “Rivedere o ritirare l’ordinanza e aprire un tavolo di confronto con cittadini e associazioni. La sicurezza non si costruisce con la paura, ma con la partecipazione e il rispetto reciproco”.
Il messaggio è chiaro: la città è di chi la vive, e la convivenza si costruisce insieme.