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Latina – L’armata dei nominati e il Centenario dell’improvvisazione: il rischio fallimento è dietro l’angolo

Ciascuno degli enti che fanno parte di diritto della Fondazione provvede in solitudine alla nomina del proprio rappresentante: è positivo?

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Lo straordinario risultato raggiunto con l’approvazione di una legge unica nel suo genere come quella per il Centenario di Latina, ci espone all’attenzione del Paese e ci costringe alla massima attenzione per non fare brutte figure. Un’attenzione che sembra già sfumare, riposizionando la città sul filo dell’approssimazione che da troppi anni ormai la contraddistingue.

Volendo trascurare l’indifferenza con cui è stata salutata la nomina della rappresentante del Ministero della Cultura, una figura di indubbia competenza, e la solita reazione scomposta dei cultori dei social media che tra sostenitori e detrattori hanno salutato con atteggiamenti molto divergenti, e quasi mai ragionati, la nomina di Vincenzo Zaccheo alla Presidenza della Fondazione per il Centenario, la recente nomina da parte della Camera di Commercio del proprio rappresentante nel Consiglio di amministrazione della stessa Fondazione ci ridesta dal torpore post natalizio introducendo una domanda a cui va data una risposta.

Benché sia tutto a prova di Statuto, è salutare che ciascuno degli enti che fanno parte di diritto della Fondazione (Comune di Latina, Provincia, Regione, Camera di Commercio, Ministero della Cultura) provveda in perfetta solitudine, l’autonomia è altra cosa e non si tocca, alla nomina del proprio rappresentante?

Nomine e rischi

E’ prevedibile che nel giro di poche settimane vedremo completata la rosa dei cinque membri del Cda della Fondazione, e potrebbero essere cinque persone distanti tra loro, persone che non hanno mai avuto l’opportunità di operare insieme e che potrebbero impiegare un tempo molto lungo per arrivare a conoscersi e a mettere su un progetto condiviso per gestire al meglio la rotta di avvicinamento alla data del 2032. Una eventualità che andrebbe scongiurata, perché una città posta di fronte all’ambizioso compito di rinascere per presentarsi all’appuntamento con il suo centesimo compleanno con una veste molto diversa da quella che indossa oggi, deve cominciare a correre, adesso, e non può permettersi di fallire. E dunque ha bisogno di una guida importante, formata da persone all’altezza della situazione, capaci di seminare cultura arando il terreno di questa città reso arido e improduttivo dall’incuria e dall’assenza di promozione.

La grande sfida

Per chi non si fosse soffermato a considerare che i fondi milionari stanziati dalla legge per il Centenario di Latina provengono dal Ministero della Cultura, e sono destinati a favorire e sostenere soprattutto progetti di sviluppo e rilancio culturale, è bene sottolineare che la grande sfida di Latina da qui al 2032 dovrà essere soprattutto quella di recuperare il terreno perduto e posizionarsi in linea con le migliori esperienze dei capoluoghi di provincia italiani. Perché ciò possa accadere, dovrebbe esserci un tavolo sempre aperto dove ogni giorno si discute cercando di indovinare le mosse, le tappe e il percorso da inseguire; dunque ci saremmo aspettati di assistere alla presentazione, in una sola volta, dell’intera compagine, ragionata, del Cda della Fondazione, cosa che avrebbe manifestato l’attenzione e la serietà necessarie per la sfida su cui misurarsi.

Invece stiamo dimostrando di essere quelli di sempre, capaci di fare soltanto quello che abbiamo dimostrato di saper fare fino a oggi. Non può bastare, perché in ballo non c’è una imbellettata da esibire tra sei anni durante una settimana o un mese di festeggiamenti; qui si tratta di recuperare, prima di allora, il ruolo di capoluogo di una provincia che ha bisogno a sua volta di essere messa in rete e nelle condizioni di poter esibire tutte le potenzialità di cui è capace e l’immenso patrimonio, anche quello umano, che la storia le ha regalato e che il presente ha il dovere di amministrare, valorizzare e diffondere.

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