Home Cronaca Frode fiscale nelle Telecomunicazioni, ai domiciliari il fratello del sindaco di Formia

Frode fiscale nelle Telecomunicazioni, ai domiciliari il fratello del sindaco di Formia

L’operazione coordinata dalla Procura di Roma coinvolge cinque indagati. Tra questi l’imprenditore Orlando Taddeo

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Una presunta maxi frode fiscale nel settore delle telecomunicazioni è al centro di un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza, che nelle scorse ore ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di Orlando Taddeo, imprenditore attivo da oltre trent’anni nei settori della tecnologia e delle Tlc. L’uomo è fratello del sindaco di Formia, Gianluca Taddeo, totalmente estraneo ai fatti oggetto dell’inchiesta.

Il provvedimento è stato emesso nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma e condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Roma. Al centro dell’accusa vi è un’evasione dell’Iva per un importo superiore ai 2,5 milioni di euro, realizzata – secondo gli inquirenti – attraverso un articolato sistema di fatturazioni per operazioni inesistenti.

Le investigazioni hanno portato alla luce un meccanismo fraudolento basato su un’attività di intermediazione di traffico telefonico solo apparentemente reale. In concreto, le società coinvolte avrebbero simulato volumi di traffico internazionale, in particolare verso lo Zambia, sproporzionati rispetto ai dati ufficiali certificati dalle autorità locali. Tale operatività avrebbe consentito la creazione di crediti d’imposta fittizi, poi utilizzati per compensare somme dovute all’Erario.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il sistema si fondava sull’utilizzo di tre piattaforme digitali riconducibili a società di diritto irlandese, a loro volta collegate all’imprenditore arrestato. Le società italiane coinvolte emettevano fatture con applicazione dell’Iva che, però, non veniva mai versata, generando così indebiti vantaggi fiscali. Nel solo 2021 il volume delle fatturazioni avrebbe superato i sette milioni di euro, con oltre 1,3 milioni di Iva evasa, contribuendo a un danno erariale complessivo stimato in oltre 2,5 milioni di euro.

Nel procedimento risultano complessivamente indagate cinque persone, tra cui due soggetti residenti in Irlanda del Nord e nel Regno Unito, accusati di aver emesso fatture per operazioni inesistenti per un valore superiore ai 60 milioni di euro nell’arco di due anni. Nell’ambito dell’operazione è stata inoltre disposta una misura interdittiva nei confronti dell’amministratore di una delle società che avrebbe utilizzato le piattaforme digitali oggetto dell’indagine.

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